Centro storico
e
e
Via Mario Greco (1987)
X - Catanzaro
Io
le voglio un gran bene a quella città di Catanzaro, e piacevolmente mi ricordo
sempre di tante persone che vi ho conosciute piene di cuore e di cortesia,
ingegnose, amabili, ospitali.
La città è sita sovra un monte in mezzo della
Calabria: dietro le spalle le van sorgendo altri monti sino alla gran giogaia
della Sila, che di verno si vede coperta di neve, e su la neve sorgono
nereggianti i pini: dinanzi le sta un vastissimo terreno ondulato di colline
che sono sparse di giardini, di orti, di case, di vigne, di oliveti,
d’aranceti, e di pascoli dove biancheggiano armenti: e tutto quel terreno si
curva in arco sul mare
Ionio che tra i capi Rizzuto e Badolato forma il golfo di Squillace. Il mare è
distante da la città sei miglia, ma ti pare di averlo sotto la mano, e ne odi
il fragore: vi si discende per una strada che va lungo un torrente, e quando
sei su la riva trovi un villaggio che chiamano la Marina, dove i signori
hanno loro casini
e la primavera vanno a villeggiare. Ad un miglio da la Marina sbocca il fiume
Corace, ed oltre il fiume s’inalza un antico tempio rovinato, che si vuole
edificato dai cristiani nel V secolo, e si chiama la Roccella: ci sono le
quattro mura, su le quali si aggira sempre un nugolo di mulacchie. Più in là
sul lido una
grande pianura, che chiamano castra Hannibalis,
e dicono che ivi fu l’ultimo alloggiamento di Annibale che lì s’imbarcò per
Africa.
(Luigi Settembrini : Le mie ricordanze)
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