Dialetto di Conflenti (CZ), paese calabrese situato nella zona centro-occidentale della regione.
lunedì 30 giugno 2025
martedì 24 giugno 2025
San Giovanni.
Auguri a tutti i Giovanni.
A Conflenti, Giovanni era un nome abbastanza frequente. Tra i Giovanni (Giuanni) che ricordo a Conflenti Superiore c'erano: Giuanni 'e Cuncetta (vivente), Giuanni Cimino (di Lella).
Giuanni 'e Giuliu. Abitava a ru chianu. Era stato segretario del partito fascista e poi della Democrazia Cristiana. Fu anche rappresentante di una compagnia di navigazione (Loyd Triestino). Padre di Mario e 'ntoni.
Giuanni 'u breu. Cestaio. Via Suprana.
Giuanni 'a vastiana ( Cimino). Era impiegato al Comune (anagrafe). Padre di Vincenzo, Wanda, Maria.
Giuanni u talianu (Marotta) . Padre di Antonio, Mario, Franco, Gino.
Giovanni Paola (medico). Figlio di Pasquale Paola.
Giuanninu e Maria Tiresa (Marotta) cestaio.
Giovanni Folino. Insegnante (purzianu)
Giovanni Porchia di Battista.
Giovanni Coltellaro.
Giuanni Caruso - guardia comunale.
Giuannina Raso (Purziana)
Giuannina 'e Serafinu.
Giuannina 'e Lipordu. (moglie di Cicciu Rasu).
Giuannina Stranges (di Cona di Costa).
Giuannina (d'u mutu). 2a moglie di Cicciu Ciminu.
'ngiuanna 'e Vittorio Paola.
Conflenti Inferiore:
Giovanni Isabella ( figliu 'e Donna Peppina)
Giuanni a Marca
Giuanni Calipari
Giuanni Scaramuzzinu
Giovanni Folino di Evaristo.
Giuanni Grandinetti ('a specchia) (figliu d'u luciaru)
Se ne ricordate altri o altre, aggiungeteli.
mercoledì 16 aprile 2025
La Pasqua della mia infanzia
La Pasqua della mia infanzia (Novecento–anni Cinquanta)
La Pasqua della mia infanzia era un momento speciale, carico di tradizioni e rituali che ancora oggi ricordo con nostalgia. Ogni anno, all'approssimarsi della festa, i ricordi riaffiorano nella mia mente, con gli odori e i sapori del passato. I riti erano un misto di sacro e profano pervaso da un’atmosfera di mistero.
All'epoca, tutti i ragazzi frequentavamo regolarmente la chiesa e partecipavamo con entusiasmo alle celebrazioni, sentendoci parte di qualcosa di più grande. I giorni della Settimana Santa rivivevamo i vari episodi della Passione e della Resurrezione di Cristo. Ci rendevamo disponibili e cercavamo di renderci utili in ogni modo possibile, desiderosi di metterci in mostra davanti a familiari e parenti. Era, in un certo senso, il nostro debutto in società.
Con serietà e impegno, accompagnavamo il prete nelle funzioni, alcune delle quali sembravano interminabili. Ascoltavamo in silenzio il dialogo tra il prete e l’organista, incomprensibile per noi perché in latino. L'incenso bruciato durante le messe impregnava la chiesa per giorni. Ancora oggi, il suo profumo evoca quei ricordi.
Uno dei nostri compiti era di azionare i mantici del vecchio organo per produrre il suono che accompagnava l’organista nei canti. A causa delle nostre deboli forze, la musica che ne risultava era discontinua, con variazioni d’intensità e, talora, interruzioni complete. Occasionalmente, musica e canto coincidevano. Un fenomeno a cui la gente era abituata e non vi faceva più caso.
Durante la Quaresima, statue e immagini venivano coperte con teli e le campane silenziate. Al loro posto si usavano la sonatocca, o a griddrera, uno strumento di legno con una linguetta elastica che girava su una rotella dentata, e la truoccola, un altro strumento in legno con quattro cerchi di ferro. Entrambi producevano un suono crepitante. Noi ragazzi eravamo felici di utilizzarli e di riversarci nelle vie strette e tortuose del paese facendo un gran “casino”. Andavamo sempre in gruppo e ci davamo il cambio.
Il Giovedì Santo, il giorno della lavanda, ci preparavamo meticolosamente per l’avvenimento utilizzando copiosamente acqua e sapone. A volte capitava che un nostro coetaneo, meno avvezzo all’igiene, tentasse di approfittare dell’occasione per farsi togliere lo sporco, vecchio di anni, dal prete, ma questi, per sua sfortuna, passava oltre, ignorandolo.
La Domenica delle Palme arrivavamo in chiesa con grossi rami d’ulivo spogli; qualcuno li decorava con caramelle e cioccolatini, che, naturalmente, nella confusione sparivano. Il luogo sacro non impediva che avvenisse qualche baruffa. Molti dei rami provenivano da furti nei terreni circostanti, ma, per l’occasione, il prete, nella confessione, non indagava sulla provenienza.
Il giorno di Pasqua era una gran festa. Allora la Resurrezione si festeggiava il sabato mattina. Ci vestivamo con biancheria pulita e lucidavamo le scarpe, se le possedevamo, con grasso di maiale. La chiesa, dopo giorni di buio, ritornava luminosa e piena di fiori; durante la messa, era gremita, anche da uomini che abitualmente non la frequentavano. Il prete, per l’occasione, dedicava particolare attenzione all'omelia, seguita in gran silenzio dai presenti.
Durante lo scampanio che annunciava la Resurrezione di Cristo, nell’interno delle case, i bambini venivano sollevati più volte (pinnulijata) per augurare loro una buona crescita. Si faceva un baccano incredibile battendo con mani e bastoni su porte, finestre, casse ecc. e gridando: surici a mare, surici a mare. Nesce ru male e trase ru bene. Questo rituale invocava la buona fortuna.
Nel periodo pasquale le abitudini alimentari cambiavano rispetto al resto dell'anno. La povertà spesso impediva di mangiare ciò che si desiderava, limitando le scelte a ciò che era disponibile. Alcuni, per necessità, praticavano il digiuno non solo il Venerdì Santo, ma tutta la settimana. Tuttavia, credenti e non credenti osservavano l’astinenza del venerdì limitandosi a pasti semplici come bolliti o frittate di verdure che, all’epoca, abbondavano. Ricordo lapriste, cardeddre, vitalba ecc.
Il pranzo di Pasqua includeva un piatto di pasta con ragù di carne. La pasta era generalmente quella grossa tipo ziti o ditali. Noi la chiamavamo maniche ‘e giaccu o cannaruozzi. La carne
di pecora o di capra, detta minuta, comprendeva pezzi di carne di varie parti del corpo degli animali. Si mangiavano anche il capretto e l’agnello. Il tutto era condito con sugo di salsa di pomodoro che sprigionava il suo odore nella casa e dintorni. Naturalmente non mancava il vino di produzione propria o paesana.
Una caratteristica del periodo di Pasqua erano i dolci tradizionali come fraguni, cuzzupe, martini. I fraguni erano piccole torte rotonde, con impasto di pane, ripiene di ricotta o formaggio primo sale, tipiche delle campagne ricche di greggi di pecore e capre.
Le cuzzupe erano preparate con un impasto friabile, modellate a forma di ruote e decorate con intrecci di pasta e confettini colorati, chiamati diavulìeddri. Sulla loro superficie si posizionavano uova bollite, in numero dispari da uno a sette. Da noi come in altre civiltà l’uovo rappresenta l'origine primordiale del mondo. I martini, fatti con lo stesso impasto dei biscotti di latte, avevano la forma di un neonato fasciato con un uovo sulla testa.
In alcune famiglie, poche, si preparavano anche i mustazzuoli con farina e miele, e i buccunotti, che richiedevano un processo lungo e laborioso.
Le donne preparavano i dolci pasquali dopo le Palme, ma si potevano mangiare solo dopo il suono della Gloria.
Il periodo pasquale si concludeva con la benedizione delle case nei giorni seguenti la domenica. Il prete, accompagnato dal sagrestano visitava frettolosamente le case del paese e dalla soglia, dopo aver detto due frasi in latino, aspergeva l’acqua benedetta. Dietro di lui il sagrestano, in un sacco capiente, raccoglieva doni alimentari, soprattutto salumi fatti in casa.
sabato 8 marzo 2025
Festa della donna.
Oggi, 8 marzo festa della donna, il mio pensiero va a tutte le donne conflentesi, che per una vita si sono sacrificate per la famiglia, senza nulla chiedere e senza un lamento, levandosi all'alba e coricandosi a notte fonda, lavorando come bestie da soma, rinunciando a cose piccole e grandi e non concedendo niente allo loro femminilità.
Donne d'altri tempi che lottavano senza tregua per sollevarsi dalla miseria dell'epoca e per concedere ai propri figli dignità e rispetto.
Donne che accettavano con rassegnazione i diritti dei signorotti dell'epoca, ma che reagivano quasi con ferocia quando si faceva un torto ai loro figli.
Femmina, moglie e madre il cui mondo non andava mai al di là della famiglia.
Fimmina paisana.
Sempre de pressa,
senza vacare
saglie, scinnie
pe tutte ste vie.
Nu figliu 'mbrazza
e n'atru pe ra manu,
jie e benie
de l'irtu e d'u chianu.
Cu ra cuda scinnuta
sudata e scauza
currie a ra funtana
Cu acqua, nive e bientu
senza mai nu lamientu
te mpesavi e partie a ra 'nchiarata
pe te ricogliere a sira, a ra scurata.
Sette figli hai crisciuti
chi ad unu ad unu
pue sinne su' juti.
Mo sì' mbecchiata
e si' rimasta sula
e notte e juornu
scuocci nu rusariu.
Prieghi e stu pregare
te serve a 'un penzare,
Cumu è scura a jornata
Cumu è longa a nottata.
Antonio Coltellaro
sabato 25 gennaio 2025
martedì 10 dicembre 2024
sabato 24 agosto 2024
mercoledì 21 agosto 2024
La festa è finita.
Finita la festa, si parte e si va,
Dove?
Là dove ti porta il cuore ?
No, il cuore resta qua,
tra queste quattro case abbandonate,
tra le vecchie fontane e le rughe deserte
e porteremo con noi altri ricordi
che, insieme ai vecchi,
popoleranno
le nostri notti insonni, cittadine,
lunedì 3 giugno 2024
domenica 31 marzo 2024
Pasqua Fiorita
Donna Flò, t'avia ccircatu,
Ppe' 'sta Pasqua, 'nu martinu;
Cumu va chi m'hai mannatu
Chista rota de mulinu?
' Na cuzzupa ccu ccinqu'ova
Sai cchi prova?
Ca si' ttroppu ginirusa
E nnun s'usa.
Iu te mannu 'na juccata
D'ova niure ' cicculata.
domenica 24 dicembre 2023
lunedì 4 dicembre 2023
venerdì 30 giugno 2023
lunedì 8 maggio 2023
lunedì 23 gennaio 2023
Compleanno.
Oggi è il compleanno di Linda Coltellaro. Compie novant'anni. Nata a Conflenti Superiore. Figlia di Nicola e Franceschina Mastroianni
Dopo aver frequentato le elementari a Conflenti ha continuato i suoi studi a Niçastro (medie e ginnasio).
Dopo una breve parentesi a Terni, ha seguito i corsi universitari di farmacia a Torino, dove si è laureata. Si è sposata con Vincenzo Serianni, brillante magistrato di Motta S. Lucia. Ha avuto due figli: Bruno e Nicola. Ha insegnato Matematica nelle scuole medie di Casale Monferrato, città dove vive attualmente.
Molto stretto il suo legame con Conflenti, dove è ritornata frequentemente, particolarmente in estate. Fa parte di una generazione del paese ormai quasi estinta e che riempiva le strade di Conflenti Superiore: Teresa e Tommaso Folino, Antonio e Mario Villella, Maria Paola, Raffaelina Caruso, Palmina Butera ecc.
Auguri Linda!
martedì 6 dicembre 2022
Santu Nicola.
Oje è santu Nicola. A ri Cujjienti a festa è a sicunna duminica de Maju. Nue facimu l'aguri a tutti quanti pe ricordare tutti i Nicola, muarti e vivi: pe ricordare a ghiesa chi c'era; pe ne ricogliere ancora na vota a ru paise nuastru.
Puru papà se chiamava Nicola. Lo ricordo con affetto.
venerdì 2 dicembre 2022
Feste
Na vota de feste ci n'eranu tante: Santu Nicola; Santa Lucia ecc. Mo, ogni tantu, fanu a Mmaculata. Un c'è chiù gente. Fanu a focara, i spari e ra prucessione. Buona festa a tutti.