domenica 31 maggio 2020

Matrimonio (quasi) cujjentaru in Piazza San Carlo a Torino.

Andrea e Valentina.

Andrea (da parte di madre) è di origine conflentese.

Ma quannu cangia sta Calabria ?

A gente un lavora;  sordi un ci nne sunu e i consiglieri regionali chi fanu?
S'aumentanu a paga. Ma vrigogna un n'anu?
Un tienu russure.




Nuclei familiari primo Novecento: Filippis.


sabato 30 maggio 2020

Mantu e santu

?un d'è ru mantu chi fa ru santu.

Non è il mantello che fa il santo.

Sciuoddru miu! o Sciuollu miu!

Disgrazia mia!

venerdì 29 maggio 2020

Le vittime di Calvino.


Le vittime di Calvino  di Vincenzo Villella

Chianuozzulu o chianuozzu.

 Pialla.  Dal latino  planula

fr: rabot
portoghese:plaine
inglese : plane
Corso: pianellu

martedì 26 maggio 2020

Nuclei familiari primo Novecento:Mastroianni Agata


Parole dialettali.

Nottetiempu: di notte
'nzaccare: insaccare
'Nzermu: Anselmo.

giovedì 21 maggio 2020

Ponte sul Savuto.



Sono iniziati i lavori per il ponte sul Savuto. La fine è prevista per novembre 2021.

a ra mmerza

al contrario; alla rovescia.

u dirittu e ra mmerza

Misurieddru.

Misurino.

martedì 19 maggio 2020

Nuclei familiari primo Novecento: Cimino Giovanni.


Duve viedrri.

Duve vai?
Duve vieddri.

Espressione  di chiaro significato (per i nativi), ma di difficile interpretazione etimologica.
 Dove vai?
Da  nessuna parte.
Ma vieddri che cos'è? Non si tratta né di una persona, né di un luogo, ma molto probabilmente di un verbo.
Tanti hanno cercato di dare una spiegazione, ma non ci sono riusciti.
Ne tento una io, sperando di avvicinarmi al vero.

L'espressione è di origine  latina ed ha subito nel corso dei secoli delle trasformazioni sia nelle parole che nel significato.

Alla domanda ubi is ? (dove vai?)  qualche  volta  si rispondeva: ubi velim (congiutivo presente del verbo volere).  Vado dove voglio ( o in qualunque parte voglia andare).
Un modo elegante per dire: pensa ai fatti tuoi, non devo dire a te le mie cose. 
Nel tempo il velim  iniziale ha subito dei mutamenti: ha perso  la m, ha raddoppiato la l ed ha trasformato  la  e  in ie. Normali trasformazioni linguistiche
.(1)
Quindi: velim, veli, velli, vielli.
A Conflenti (caratteristica del paese) la doppia l  è diventata  -dd  (suono cacuminale) ed eccoci arrivati alla parola vieddi o vie
ddri




Nota 1:  cuoddru (o cuollu) da collum.
 *piecura dal lat. classico pecus; piettine da pecten.

domenica 17 maggio 2020

San Pasquale

San Pasquale de Bayonne
protettore delle donne
dunamilu nu maritu
jancu, russu e culuritu.

azzaru

acciaio,

dal latino tardo: aciarum

sabato 16 maggio 2020

Incendio a Falerna,


Incendio a Falerna.

Paola Giuseppina.


Andrea Cefaly

Andrea_Cefaly




" Gentiluomo e letterato di Cortale. Ex -deputato al Parlamento nazionale. E' un buon coloritore, ardimentoso e vivace ed alcune sue tele possono rassomigliarsi a quelle di alcuni pittori del seicento. Imitatore di Salvator Rosa, è appassionato  riproduttore di soggetti guerreschi. I suoi quadri Morte di Spartaco, La battaglia di Legnago ed altri gli hanno procurato una bella fama."

L. Accattatis

giovedì 14 maggio 2020

martedì 12 maggio 2020

Jire a ra jornata,

Andare a lavorare in casa o nei terreni altrui .

Mendicino.


lunedì 11 maggio 2020

Primo Novecento : Marotta Nicola.


A ra scarsa.

E' un'espressione che si usava per dire che qualcuno lavorava  per una giornata intera ricevendo solo un compenso in denaro. Al mangiare provvedeva da solo.

domenica 10 maggio 2020

Santu Nicola.

Oje, sicunna duminica e  maju, è ra festa e santu Nicola.
Na vota c'era na bella festa e  na bella prucessione..
Mo a ghiesa un c'è chiù; ne resta a statua. Chsà sinu a quannu!


Aguri a tutti i Nicola, Nicolinu, Colinu,

Gruppi familiari primo Novecento : Villella Giuseppe.


Festa della mamma

Ma'


Su passati tant'anni

e oje cumu ieri,

te pienzu sempre ma'.

E certe vote, me pare e te vidire,

e te sentire;


me giru pe te parrare,

pe te guardare,

pe te cuntare tante cose mie,


d'e cose ch'aju fattu

e tu nun sai.

Ma, u tiempu passa e bola:

è stata n'umbra ma'

chi cà è passata.

Minn'era scordatu

ca tu un ce si' chiù.



                       Antonio Coltellaro

 

sabato 9 maggio 2020

Coronavirus.

Poveri nue, cumu simu cumminati; 
chiusi a ra casa, tutti mpurteddrati;
sempre attenti si ncunu s'abbicina 
e un parramu mancu a ra vicina.
A ra  roba un ce potimu jire
e ra missa un ne potimu sentire
N'anu dittu ca prima e mangiare
vinti vote  e manu n'avimu e lavare.
ognunu guarda l'autru cumu nu nimicu
e sta luntanu tantu ca un be dicu
Avimu e stare nzieme notte e juornu.
Chisà quannu finisce stu taluornu.

venerdì 8 maggio 2020

martedì 5 maggio 2020

Terremoto a Nocera Terinese.


Scossa sismica a Nocera

Nuclei familiari primo Novecento:Mastroianni Giuseppe.


Selene.

" Selene è la  più inquietante  città morta della Calabria. Perché è nata morta e le persone che la dovevano abitare non l'hanno mai conosciuta. La sua (come quella del quinto centro siderurgico, come quella della Sir) è stata una vicenda di brevissima durata consumatasi in giochi perversi che hanno visto come protagonisti la grande industria, le mafie, i governi nazionali e regionali. Con qualche ragione si potrebbe  sostenere che sia stato meglio così, ma è stato l'ennesimo fallimento, l'ennesima  espropriazione di paesaggi e speranze "

 Vito Teti- Il senso dei luoghi-  pag. 23

domenica 3 maggio 2020

Comprensorio lametino.


Pagella scolastica.


Da Facebook.

Interessante questa pagella perché oltre alla firma  del direttore didattico dell'epoca, Munari, ci sono quelle di Pietro Pingitore ( di Soveria Mannelli) e di Giuseppe Serianni ( di Motta Santa Lucia), insegnanti in quell'epoca a Conflenti.




Anagrafe Conflenti Superiore primo Novecento: Paola Rodolfo.


sabato 2 maggio 2020

Preghiera.

Ogni matina, quannu n'azamu
ringraziamu u Signure  c'ancora ce simu.
Pregamu pe' tutti:  amici e parienti
e tutt'a gente c'appartene a ri Cujjienti.
Pregamu a madonna mu ne libera d'ogni male
e ne tene luntani de  stu virus  mondiale.

venerdì 1 maggio 2020

Canto di nozze.

Canto che veniva fatto in alcuni  paesi calabresi quando si portava il corredo della sposa  in casa dello sposo.

" Mprima arrivata saluta li mura,

Le porte, le finestre e l'abitanti;
Lla intra cce si' tu cara signura,
Chi cummanni lu sule e lu levanti;
'Nu lazzu d'oru puorti a sta cintura,
'N'aquila 'mmiezu pare ca cce canti!
 Vistu chi te serve e chi t'adura!
Ccu  ss'uocchi fai murire mille amanti!