lunedì 31 maggio 2010

Abbigliamento della pacchiana

Pacchiana:
Donna in costume tradizionale.
Il costume comprendeva diversi capi di abbigliamento :
‘u mannile (copricapo che arrivava sino alle spalle). In genere di colore scuro.
 ‘a cammisa   ( lunga sottana che  arrivava sino ai talloni- in generale di lino bianco).
‘a camicetta.
‘u pannu : tessuto che si avvolgeva da sopra la vita in giù. In genere:  rosso per le donne sposate, marrone per le nubili (non sempre questa regola veniva osservata)- Le vedove portavano il panno nero.
‘u  cursè : corsetto con stecche di legno.( Nei paesi vicini veniva chiamato  Jippune o bustinu).
a fadiglia: ampia gonna sempre scura (blu, marrone scuro, nero).
‘u fadale : grembiule. (nei paesi vicini veniva chiamato: mantesinu o mantisinu).
Sciallu: scialle. Di tessuto diverso secondo la stagione.
Maccaturu o muccaturu: Ampio fazzoletto che serviva per coprire il capo o le spalle.
Quazietti: calze
 

sabato 29 maggio 2010

Aforisma di A. Porchia

 Sapere non è capire. Possiamo sapere tutto, ma non capire niente
Sapire  'und'è capiscere. Potimu sapire tuttu, ma 'un capiscere nente

venerdì 28 maggio 2010

Cavaddi (o cavaddri) - cavalli

Partire 'ncavaddu e tornare a pede 
Partire in groppa al cavallo e tornare a piedi.

Partire con molte speranze e tornare deluso.

 A ru cavaddu lientu  musche assai
 sul cavallo magro  si posano molte mosche
Deboli e malati sono sempre perseguitati


Puttane e cavaddi  'e carrozza, bona gioventù e mala vecchiaia

Vittorio Butera

Vittorio Maria Butera,  è natu a ri Cujjienti 'u 1877 ed è muortu a Catanzaru 'u 1955.
E'  statu nu poeta.

mercoledì 26 maggio 2010

'U cane e ru puorcu

'Nu cane ligatu a nu staccatu
se lamentava d'u patrune sue
Cumu - dicia - a stu  puorcu fetente
ce porta ogni sorta 'e regalie
e a mie mai nente !
Rispunne 'u puorcu :
Megliu mu te stai citu
e 'un te lamienti
ca si tu avere 'a panza cumu a mia
intra 'a quadara me tenère cumpagnia!
                                                 Antonio Coltellaro

Staccatu: porcile

lunedì 24 maggio 2010

Il fiume

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Il Fiume


‘U jume d’i Cujjienti

 Quand’ero piccolo e  frequentavo le elementari ritenevo di abitare in  un  paese fortunato perché, come ci avevo detto il maestro, i fiumi  fanno la ricchezza dei paesi. E il mio ne aveva uno, così come Vienna, Roma, Parigi,  Londra. Non mi era venuto  minimamente in dubbio  che tra fiume e fiume ci potessero essere delle differenze. Allora  per me, un fiume era un fiume; punto e basta. Poi visti  il Po, il  Tamigi, la  Senna, il  Danubio, il Nilo etc, fatte le debite proporzioni,  ho capito che il nostro, di fiume  aveva solo  il nome e che, pur  utile, la ricchezza al paese  non l’avrebbe mai portata. Fiume, certo, lo è per   avere un  suo letto, ma l’acqua, benefica o distruttrice che sia,  quasi come un gioco delle tre carte  appare  e scompare all’improvviso secondo le stagioni  o gli umori del tempo. In effetti il fiume, come il mitico Giano,  ha due volti: calmo e quasi invisibile d’estate; rumoroso  e ingombrante d’inverno. Uno di quei fiumi torrentizi, tipici del sud d’Italia, che, d’inverno, gonfiati da  violenti  temporali,  si riversano a valle  con furia travolgente,  ora ingoiando, ora rigettando tutto quanto gli si para contro;  d’estate invece, per tante vie traverse si perdono in mille rigagnoli tortuosi.  

sabato 22 maggio 2010

Dialetto

Lassare all’urmu.
Espressione meridionale che si usa in un tipico gioco di carte chiamato in Calabria : “ Patrune e sutta “.
Il gioco, al quale possono partecipare numerosi giocatori, inizia normalmente in maniera tranquilla; poi, per una serie di provocazioni, può sfociare in episodi violenti e qualche volta cruenti.
Si gioca praticamente sul filo del rasoio e basta un nonnulla per risvegliare odi repressi e rancori sopiti.
Lassare all’urmu letteralmente significa : lasciare all’olmo. Nel gioco il significato è: non far bere una o più persone.
L’origine della frase probabilmente è da attribuire al fatto che nel gioco è presente una persona (sutta) che pur disponendo della possibilità di far bere gli altri  ( per invito del "patrune") non può decidere per se stesso. Praticamente qualcuno che pur reggendo il bicchiere di vino non potrà berne così come l’albero dell’olmo che nelle vigne è piantato accanto alle viti per sostenerle.
In alcuni paesi  oltre il "patrune" e il "sutta" c'è anche " a fimmina prena". 
In italiano è conosciuto  come la passatella.

Dialetto cosentino

La Cunneide di Domenico Piro (Donnu Pantu) Aprigliano 1664 -1696

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Cattive, maritate e schette io pigliu,
'ncamate, ricche, nuobili e frabutte,
e giuvinelle, vecchie, belle e brutte, cuòmu nu nigliu.
La nìvura, la brutta me cunforta,
la janca ccu la russa me 'nnamura
e tante vote me minte 'nnavannura la faccie smorta.
L'àuta, la vascia, la macra, la grassa,
la pietti sicca ccu la minnicuta,
la culi stritta, la cularinùta st'anima passa.


venerdì 21 maggio 2010

Intitolazione Biblioteca Liceo Scientifico E. Fermi Catanzaro


Liceo Scientifico – Via C. Pisacane c.da Giovino   Tel.  0961/737678 - 33927

Liceo Linguistico e Sociopsicopedagogico   Via Crotone Tel. 0961/31040

88100  Catanzaro  Lido


RICORDANDO
VITTORIO  BUTERA

Cerimonia  intitolazione  Biblioteca  Liceo  Scientifico

Via  C. Pisacane – C.da Giovino


Sabato  22 maggio 2010   -   ore  10.00


 Programma:
     Ore    10.00    Apertura  dei  lavori:
Prof. Raffaele  Folino    Dirigente I.I.S.  “Fermi”
     Ore    10.20     Intervento di  saluto:
Dott. Antonio Badolato  Presidente  del Consiglio d’Istituto
     Ore    10.30     Saluto  delle  Autorità:
Dott.ssa  Wanda   Ferro   Presidente Amministrazione Provinciale
On.le  Rosario  Olivo   Sindaco  di Catanzaro
Dott.  Franco  Esposito  Sindaco  di Conflenti
Prof.  Domenico  Torchia  Coordinatore  Ispettori  U.S.R. Calabria

INAUGURAZIONE   BASSORILIEVO  POETA  VITTORIO  BUTERA

   Ore    11.00     Relatore :  Prof.  Vincenzo  Villella    Storico – Scrittore
Esemplarità  e  antagonismo
nella  poesia  di  V. Butera

Declama  le  poesie  di  V.  Butera  il Prof.   Francesco   Folino
     Ore    12.00    Interventi  programmati:
                 D.S.  Giuliana  Paola  Carnovale
Dott.  Giovanni  Paola
Avv.  Michele  Roperti
Dott.  Tonino  Barbato
     Ore    13.00     Conclusione  dei  lavori

Intermezzi  musicali  a cura  dei musicisti del gruppo teatrale.

giovedì 20 maggio 2010

Banditi calabresi

 Giosafatte Tallarico, bandito conosciuto soprattutto  nelle province di Catanzaro e Cosenza, commise molti omicidi e molti reati contro il patrimonio, ma  godette di molte coperture  da parte delle Amministrazioni locali.
Soprannominato "re della Sila ",  era nato agli inizi dell'Ottocento a Panettieri in provincia  di Cosenza, al confine con la provincia di Catanzaro.  Uomo ben tarchiato, con una barba rossa. Era stato in seminario e  poi aveva frequentato l'università per diventare  farmacista.  Stava  facendo il suo tirocinio in una farmacia di Cosenza, quando per  i soliti motivi di onore (avevano violentato la sorella), fu costretto ad uccidere un uomo.

mercoledì 19 maggio 2010

dialetto

citrulu : cetriolo  figurato: cretino
  è nu citrulu : è un cretino
citrulu simentinu:  molto stupido
   è nu citrulu simintinu: è una persona molto stupida

'ncitruliscire : diventare stupido
   è 'ncitrulisciutu : è rincoglionito

'nciotare  ( o 'nciutare): diventare o far diventare stupido
 
sugnu 'nciotatu (o  'nciutatu):  non capisco più niente
m'ha 'nciotatu ( o' nciutatu):   m'ha talmente confuso che non capisco più niente.

'nciotijare (o 'nciutijare): prendere in giro

domenica 16 maggio 2010

L'aiutu

Avia perdutu n'uominu  nu ciucciu
e ru circau  pe tutta na jurnata.
A sira quannu torna ch'è scuratu
a ra mugliere dice: Diu sia lodatu!
Cumu ?- dice  a mugliere- Pecchì lodatu
si pe trovare 'u ciucciu 'un t'ha aiutatu?
U maritu rispunne: granne è statu l'aiutu!
Penza si cu ru ciucciu iu me fora perdutu!
                                             Antonio Coltellaro

mercoledì 12 maggio 2010

Le date storiche del Santuario di Visora

1578 : prime apparizioni.
La prima apparizione si verifica a Serra Campanara, attualmente conosciuta come Querciuola o, in dialetto, Cerzudda.
Il vescovo di Martirano in quell'anno era mons. Perbenedetto  che qualche mese dopo autorizzò la costruzione in legno  di una baracca con l'esposizione di una croce e dell'immagine di Maria  su un altare.

1579:
Altre apparizioni .
Riunione a Decollatura di un'assemblea di teologi per discutere sulle apparizioni.



martedì 11 maggio 2010

Aforisma di A. Porchia

La razón  se pierde  razonando

A ragiune se perde ragiunannu

La ragione si perde ragionando

Pubblicazioni

Alexandre Dumas padre




Mastro Adamo il calabrese

traduzione di Antonio Coltellaro


Luigi Pellegrini editore
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lunedì 10 maggio 2010

Fimmine

Si s'astuta a lumera, ogni fimmina è de na manera
Se si spegne la luce, tutte le donne sono uguali

Na fimmina e na sumera arribbellanu na fera
La donna e l'asina,  dove si trovano, creano confusione

A fimmina prena 'un se nega nente
Alla donna incinta non si nega niente

Re e papa 'un puotu, 'a fimmina pò.

Ciò  che  sovrani e papi non possono fare, la donna può.

 

domenica 9 maggio 2010

sabato 8 maggio 2010

Antonio Porchia

Antonio Porchia (Conflenti, 1885Buenos Aires, 1968) è statu  nu scritture talianu 'e nascita  ma  de lingua spagnola.            
Era natu a ri Cujjienti suprani. Dopu a morte  d'u patre sinn'è jutu cu ra mamma e l'autri frati a r'Argentina. Ha abitatu quasi sempre a Buenos Ayres ed ha fattu  tanti lavori pecchì  era 'u figliu chiù granne ed avia de penzare a ra famiglia.
Ha scrittu nu sulu libru " Voces" chi è statu pubbricatu pe ra prima vota 'u 1943.
U libru l'anu  traduciutu a tante lingue ( francese,'ngrese, tidescu.)
Porchia parra de tante cose:  amure, morte, felicità ecc

giovedì 6 maggio 2010

Ragazze in costume da pacchiana

Ragazze conflentesi in costume da pacchiana.

Anni cinquanta ( Novecento)

lunedì 3 maggio 2010

Ragazze conflentesi- anni cinquanta

Poeti catanzaresi: Giuseppe Basta

Poeti catanzaresi: Giuseppe Basta



Altri dialetti -reggino

A me terra
 
Nascimmu ‘nti sta terra i ogghiu e sciuri
na terra i mustu forti e occhi niri
terra di fimmini, di santi e di magari
undi n’occhiata storta, custa un funerali
sta terra chi ‘ndi fici u cori forti
sta terra ca ‘ngiuraru ballerina
terra undi ‘ci sunnu i tavuli cunzati
e u cori e randi e i modi su ‘ngarbati

u Calabrisi undi lu ‘ncuntrati
‘nda du minuti lu ricanusciti
si pigghia a cori li necessitati
e supra un trenu vi dumanda sempri… favuriti ?
… ma nui chi simu Calabrisi lluntanati
e stà terra a sintimu cchiù i chiddhàtri
nui chi quando turnamu facimu sempri festa…
…nui chi quando partimu… ddhà! u cori ‘ndi resta

…si e veru chi doppu morti si nasci natra vota
e natra vota ‘ndaimu a ghiri sperti pi lu mundu…
Signuri… s’e veru chiddhu chi si rici
A mia fammi nasciri ranovu… Calabrisi! 
 
   Carmelo Morena