Giosafatte Tallarico, bandito conosciuto soprattutto nelle province di Catanzaro e Cosenza, commise molti omicidi e molti reati contro il patrimonio, ma godette di molte coperture da parte delle Amministrazioni locali.
Soprannominato "re della Sila ", era nato agli inizi dell'Ottocento a Panettieri in provincia di Cosenza, al confine con la provincia di Catanzaro. Uomo ben tarchiato, con una barba rossa. Era stato in seminario e poi aveva frequentato l'università per diventare farmacista. Stava facendo il suo tirocinio in una farmacia di Cosenza, quando per i soliti motivi di onore (avevano violentato la sorella), fu costretto ad uccidere un uomo.
D'allora si diede alla macchia, vivendo nelle montagne silane. Formò una banda che guidò con mano sicura.Sulla sua testa venne messa una taglia di seimila ducati .Ebbe numerosi scontri con i gendarmi ed una volta si salvò salendo e nascondendosi tra i rami degli alberi.
Era conosciuto anche come "il brigante buono" e , veri o inventati, numerosi sono gli episodi di generosità che gli si attribuiscono.
Era anche molto religioso.
Un aneddoto che si racconta su di lui è il sequestro per alcuni giorni di un'attrice che aveva incontrato a Cosenza. Pare che la stessa, dopo la liberazione, non si dimostrò dispiaciuta dell'accaduto. Celebrò anzi le arti amatorie del brigante da lei definito " un vero calabrese".
La sua latitanza terminò verso il 1830 ed ebbe come epilogo una lunga trattativa con la polizia. Gli vennero perdonati tutti gli omicidi purché si ritirasse sino alla morte nell'isola di Ischia.
E il brigante accettò.
Su Giosafatte ha scritto una biografia romanzata l'autore cosentino Nicola Misasi.
(fonte: Maiorino Storie e leggende di briganti -Piemme)
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