venerdì 29 aprile 2011

la Calabria al tempo dei Borboni


"Se la natura fe' tutto il poter suo per renderci ricchi, il borbonico governo emulandone gli sforzi in verso contrario ingegnosi sempre a farci poveri. Ricca è la faccia del nostro suolo, più ricche le viscere; e nondimeno noi comprammo e compriamo tuttavia dagli stranieri le terraglie e le porcellane, i mattoni refrattarii, i cristalli, le leghe metalliche, gli smalti, le vernici, ed i tessuti e le materi e(quantità innumerabile) che noi non sappiamo tingere (...). 






I grandi capitalisti tra noi o impiegano il denaro in mutui con usure scandalose o lo versano al Banco: nessuno ha spirito di speculazione, nessuno ha spirito di industria che raddoppierebbe il loro reddito e darebbe al popolo pane e lavoro. Chi ha pensato di mettere su una fabbrica, un opificio. Abbiamo molte pecore, molte vacche, molti cuoii, e nessuna fabbrica di pelli, tranne quella di Cianceruso in Rossano: diretta(se vive tuttavia) da uno Svizzero" ...
 
  V. Padula "LE INDUSTRIE E LA TERRA" in "IL BRUZIO" (27 e 30 aprile 1864).

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