"Se la natura fe' tutto il poter suo per
renderci ricchi, il borbonico governo emulandone gli sforzi in verso contrario
ingegnosi sempre a farci poveri. Ricca è la faccia del nostro suolo, più ricche
le viscere; e nondimeno noi comprammo e compriamo tuttavia dagli stranieri le
terraglie e le porcellane, i mattoni refrattarii, i cristalli, le leghe metalliche, gli smalti, le vernici, ed i tessuti e le materi e(quantità innumerabile) che noi non sappiamo tingere (...).
I grandi
capitalisti tra noi o impiegano il denaro in mutui con usure scandalose o lo
versano al Banco: nessuno ha spirito di speculazione, nessuno ha spirito di industria
che raddoppierebbe il loro reddito e darebbe al popolo pane e lavoro. Chi ha pensato di mettere su una fabbrica, un opificio. Abbiamo molte pecore, molte vacche, molti cuoii, e nessuna fabbrica di pelli, tranne quella di Cianceruso in Rossano: diretta(se vive tuttavia) da uno Svizzero" ...
V. Padula "LE INDUSTRIE E LA TERRA" in "IL BRUZIO" (27 e 30 aprile 1864).
V. Padula "LE INDUSTRIE E LA TERRA" in "IL BRUZIO" (27 e 30 aprile 1864).
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