sabato 16 aprile 2011

L'unità d'Italia - il pensiero di L. Settembrini (Le Ricordanze)


L’unità d’Italia fu sempre antico e continuo desiderio di tutti gli Italiani intelligenti e generosi.
Dante voleva l’unità del mondo con a capo l’Italia, la monarchia universale con due capi l’imperatore e
il papa: questa era una poesia ma ha il suo valore storico, perché indica che l’unità religiosa del medio evo era già rotta e divisa in due.
Nel decimoquinto secolo si ordinarono gli stati d’Europa mediante la forza e la conquista: in Italia si cercò l’equilibrio tra le signorie, e la libertà municipale impedì l’unità nazionale. Il primo concetto di fondare in Italia uno stato grande e forte fu di Nicolò Machiavelli, il quale ideava un principe cui dava consigli ed ammaestramenti tratti dalla sapienza politica de’ romani, gli diceva di tenere la religione come mezzo, adoperare forza ed astuzia, e non aborrire neppure dai delitti che giovano ad un gran fine.



La chiesa di Roma udì quei consigli, tenne la religione come mezzo, adoperò forza, astuzia, delitti
d’ogni specie, e fondò il suo stato in mezzo d’Italia. Ci vollero tre secoli di servitù straniera e clericale,
ci volle un gran cumulo di scelleratezze nefande per agguagliarci tutti nel dolore e nella vergogna, per
toglierci quel sentimento municipale che ci diede una personalità spiccata e ci tenne sempre divisi,
fiacchi, e servi. Come il dolore ci fece risentire, e pensammo a riacquistare libertà, la prima forma che ci si presentò spontanea fu la repubblica, l’unità nazionale repubblicana una gran lega dei comuni. E
questo fu il concetto rappresentato dal Mazzini, il quale non intese quanta è la potenza del papa, e
credette di abbatterla come quella di ogni principe che è mandato via. Il Gioberti che l’intendeva, ma
era poeta più che filosofo, propose la federazione dei principi italiani con a capo il papa. Oggi l’Italia
ha trovato spontaneamente la sua forma politica nella monarchia, la quale sola può conservare l’unità: e l’unità d’Italia vuoi dire caduta immediata del potere temporale del papa, decadimento dello spirituale, mutamento certo nella coscienza dei popoli, trasformazione non pure del cattolicesimo ma del cristianesimo. Se l’Italia fosse repubblica non potrebbe essere che una federazione di repubbliche, delle quali più che la metà sarebbero del papa.

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