sabato 17 aprile 2010

Fiera a San Bernardo


Fiera a S. Bernardo
                                                                    a don Luigi Costanzo

             Venti settembre domani: un domani
          di memoria d'un tempo
          che forse non e' mai stato
          se il vento degli autunni
          ne ha spazzato fin l'ultima orma.

             Transitavano lenti,
          intatti dall'erta che giunge alle case
          e andavano ancora ai valichi azzurri.
          I bovi!
          Come potevano i nostri occhi di bimbi
          contenerne le forme superbe?

             Si aveva paura quel giorno.
          Cercavamo gli angoli dei portoni
          aperti, che ci accogliessero
          se un toro tentasse un abuso
          alla florida amica del branco
          destando fuga e scompiglio
          e mugghi di gelosia
          e il grido dei bovari
          da alti cavalli.

             Un sentore di sterco bovino
          in quei pomeriggi di ultima estate
          rossi di conserve ai davanzali.
          Aliti d'aie e di stalle fumavan le mandrie
          ( me ne torna il ricordo
          con un antico odor di fienili
          in tepide notti,
          quando i grilli e i latrati
          eran voci di lontananza e di buio
          ove il cuore affondava.
          E andavano traini per l'erta
          svoltanti lassu' tra le stelle ).

             Domani - un domani
          di questo tempo - è fiera a S. Bernardo.
          Camion trasportano  buoi
          l'uno all'altro serrati.
          Ora e' deserta la strada.

             Hanno segnato con il loro andare
          per queste contrade
          i  nostri anni perduti,
          con le loro ombre antiche, lassu' tra i castagni.
             Il tempo ora e' senza storia.
                                                 Felice Mastroianni
  Da: Favoloso e' il vento






A fera d'u vinti settembre era 'a  fera chiù granne d'a zona. Se facìa a Dicollatura (San Bernardo).  A chiamavanu puru  " a fera d'a cucuzza". A prima vota chi ce sugnu iutu era guagliune. Me sugnu spagnatu pecchì c'era tanta gente. Nue a ri Cujjienti aviamu  a festa-fera d'a Madonna, ma cà era diversu  pecchì  c'eranu  vacche, puorci, cavaddri e tanti autri  nimali. Tutti mienzu a ra gente.  Potia succedere 'e tuttu. C'eranu i postali pe jire e venire, ma a gente venia a pede pecchì a sta fera se cumpravanu i puorci; unu o due; unu granne chi s'ammazzava a Natale  e l'autru (u rivuotu) chi  s'addrevava pe l'annu dopu.
A strada chi faciamu, sia a ra juta ca a ra venuta era pe ra Salicara e Marignanu.
A fera  se facìa  duve c'era nu campu granne (Piazza della Vittoria ? ),  chiù o menu duve mo ad agustu  fanu n'autra fera  (fiera della  Montagna).  C'era puzza e lordia 'e tutte e parti e si chiovìa  a gente se inchia de zancari.



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