domenica 4 novembre 2012

Trasporti in Calabria

Oggetto: blocco dei servizi di trasporto pubblico

I Sindaci del comprensorio del Reventino: Soveria Mannelli, Decollatura, Serrastretta, Panettieri, Cicala, San Pietro Apostolo, Gimigliano, Miglierina, Conflenti e Carlopoli esprimono tutta la loro preoccupazione per quanto sta accadendo circa il fermo dei servizi di trasporto pubblico locale, riguardanti la tratta ferroviaria Soveria Mannelli – Catanzaro e i servizi di autolinea, tutti, di Ferrovie della Calabria.


Tale situazione ha già provocato e sta provocando tutt’ora un enorme danno e disagio alle popolazioni interessate, interrompendo il diritto allo studio nonché il diritto alla mobilità dei cittadini garantiti dalla Costituzione Repubblicana.

Il permanere del blocco dei servizi di trasporto pubblico, che non può più essere tollerato, vedrà costretti i Sindaci e la popolazione manifestare il proprio disagio nelle forme più opportune ed efficaci, a fronte del malcontento popolare non è possibile escludere forme di protesta di anche eclatanti.

Inoltre i Sindaci, come estrema ratio, sono pronti a denunciare presso le autorità competenti, l’interruzione di pubblico servizio ove dovesse persistere il blocco dei servizi.
Dal fb di F. Bonacci



La Ferrovia della Calabria si ferma, ma la lotta dei lavoratori deve essere di tutti i calabresi. 

pubblicata da Franco Cimino il giorno Mercoledì 3 ottobre 2012 alle ore 19.32 ·

Domani sciopero generale dei lavoratori delle Ferrovie della Calabria. Non è il primo, non sarà l’ultimo. Ovvero, forse, sì, se l’Azienda ormai priva di guida e di futuro sarà messa, come assai si teme e molto probabile risulta, in liquidazione. I problemi dell’ex Ferrovia calabro-lucana (nostalgicamente mi piace ricordarla così per tutto quel gran bene di opportunità e sentimenti che evoca) sono due. E poi ce n’è un terzo che appare il più grave, ma in realtà lo è nella misura in cui viene circoscritto al solo mero aspetto economicistico-sindacale. Andiamo con ordine. Il primo problema è che oggi la Ferrovia è soltanto della Calabria, ma resta ambiguamente nelle mani dello Stato. Il quale se ne vuole liberare come una zavorra ai piedi, invece di collocarla in un piano strategico di sviluppo della Calabria e del Mezzogiorno. Con questo intento la vuole, per legge, “scaricare” alla Regione, che, per la pesantezza dei suoi costi, non la vuole. Soprattutto, in assenza di chiare linee di indirizzo governative che si leghino alle risorse necessarie per attuarle. Il secondo problema è che, conseguentemente al primo, questa ferrovia attualmente non è né carne né pesce, non ha autentici timonieri. E resta nel limbo  delle cose che erano e che ancora non sono, e alla mercé di marosi che la stanno scassando. Qui interviene il terzo e drammatico problema, che invece potrebbe non esistere affatto dentro visioni politiche alternative. E’ la richiesta dei lavoratori non solo di non perdere il posto di lavoro (pericolo imminente per molti) ma di ottenere una parte delle spettanze economiche fortemente ritardate e, per mancanza di liquidità di cassa, a rischio, almeno in parte, di recupero. I sindacati di settore sono mobilitati su una vertenza, appunto sindacale. Che sindacale è destinata a restare per la solitudine in cui vengono lasciati i lavoratori, all’interno di un’azienda isolata perché abbandonata. La vicenda invece non è sindacale o almeno non lo sarebbe più se il tavolo di contrattazione venisse trasferito nelle stanze della politica. Perché il problema è politico. All’interno della soluzione politica si troveranno, e subito, le altre soluzioni. Le Ferrovia della Calabria non devono essere viste come un problema, ma al contrario la soluzione del problema. Quello della mobilità e delle infrastrutture primarie del trasporto pubblico. E quello, assai più importante, della riduzione del pesante isolamento dei territori, a favore di un raccordo degli stessi che consenta alla Calabria di abbattere le tante separatezze e realizzare una sua reale unità. Unità delle realtà locali. E della terra, per dirla con l’enfasi dei nostri padri. Le Ferrovie della Calabria in questa strategia rivestano un ruolo prezioso, per la peculiare capacità di servire, secondo le attenzioni di politici attenti e lungimiranti di un lontano passato, realtà apparentemente irraggiungibili, ma stupende per bellezza e potenzialità economica. Nate per legare Catanzaro e Cosenza al loro entroterra montano, se esse acquisissero le quasi dismesse linee joniche della ex Ferrovia di Stato, che Trenitalia non vuole, potrebbero favorire la costruzione di un sistema di mobilità moderno e razionale. Che leghi Cosenza, attraverso Soveria Mannelli a Catanzaro, e questi al Reventino. E, scendendo, a Crotone e a tutta quella lingua strategica sulla quale scorre la storia della Magna Grecia, che da Reggio Calabria porta sino a Sibari, nel centrale raccordo rappresentato da Catanzaro Marina. Quest’ultima, utilizzando il progettato anello ferroviario interno, legherà a raggiera tutto il “mondo”, fino a Lamezia Terme con il suo aeroporto e la sua stazione centrale. E tutte le sedi della cultura, quella storica e dei beni culturali e quella operativa, l’Università. Solo una politica miope e incolta può vedere nelle Ferrovie della Calabria un intralcio; solo un Governo tagliatore di risorse e di teste può vederla come una spesa superflua. Solo una Regione che non sa di esistere, può non trovare in essa le vie di uno sviluppo armonico della Calabria. La risposta, pertanto, odierna non deve essere data solo ai lavoratori che giustamente rivendicano diritti e sicurezze. Deve essere data a tutti i calabresi, i quali non chiedono l’elemosina di quattro euro, bensì l’impiego di grandi risorse finanziarie per fare dell’attuale Azienda il motore della nuova mobilità regionale e un volano del nuovo sviluppo. Ma perché davvero sia così, occorre che i lavoratori in lotta non siano lasciati soli e che i calabresi acquisiscano la consapevolezza che quella lotta e lotta di tutti. Per i lavoratori di oggi e i calabresi di domani.
Franco Cimino
il Quotidiano della Calabria

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