lunedì 21 marzo 2011

Garibaldi a Soveria Mannelli

                            La foto di Soveria è di F. Chiodo





Scrive Alexandre Dumas (Les garibaldiens):

" Garibaldi aveva accerchiato le truppe reali da tutti i lati. Esse s'erano posizionate in una pianura davanti al paese di Soveria Mannelli, cosicché il generale, arrivando da Tiriolo a Soveria, se l'era trovate davanti. Allora,dopo aver lasciato una parte dei suoi uomini  su tutta una linea di alture, le aveva aggirate dalla montagna, ritornando su di esse da Soveria.

 Quando Salvati  arrivò nel luogo dove il generale aveva lasciato la strada, lo vide venire dal lato opposto della montagna e scendere verso il paese. Giunto a mezzo tiro di fucile col suo stato maggiore, Garibaldi proseguì lungo la chiesa. Fu allora che le truppe reali cominciarono a sparare e le pallottole, sfiorandolo, crivellarono il muro; il generale non  affrettò né rallentò il passo.  Nessuno degli ufficiali del suo stato maggiore né dei soldati del suo esercito rispose. Egli portava una carabina-revolver a tracolla sulle  spalle e giocava con la mano destra con una pistola- revolver.
Sparì nel paese. Dopo dieci minuti riapparve dall'altra estremità. Si era avvicinato  alle truppe reali per tutta la lunghezza del paese. Riapparendo  all'entrata della via era ormai a un tiro di pistola dal nemico.
Su tutta la linea  fu dato l'ordine di sparare; ma la sua presenza, il suo sangue freddo, il prestigio che l'accompagna  produssero il solito effetto. Cavalleria, artiglieria, fanteria, circa diecimila uomini, abbassarono le armi e si dispersero.
Solo verso le quattro  del pomeriggio, Salvati riuscì a raggiungere il generale. Lo trovò nella casa di Stocco, sfinito, disteso sul letto. "
   (traduzione di Antonio Coltellaro)


Nessun commento: