La foto di Soveria è di F. Chiodo
Scrive Alexandre Dumas (Les garibaldiens):
" Garibaldi aveva accerchiato le truppe reali da tutti i lati. Esse s'erano posizionate in una pianura davanti al paese di Soveria Mannelli, cosicché il generale, arrivando da Tiriolo a Soveria, se l'era trovate davanti. Allora,dopo aver lasciato una parte dei suoi uomini su tutta una linea di alture, le aveva aggirate dalla montagna, ritornando su di esse da Soveria.
Quando Salvati arrivò nel luogo dove il generale aveva lasciato la strada, lo vide venire dal lato opposto della montagna e scendere verso il paese. Giunto a mezzo tiro di fucile col suo stato maggiore, Garibaldi proseguì lungo la chiesa. Fu allora che le truppe reali cominciarono a sparare e le pallottole, sfiorandolo, crivellarono il muro; il generale non affrettò né rallentò il passo. Nessuno degli ufficiali del suo stato maggiore né dei soldati del suo esercito rispose. Egli portava una carabina-revolver a tracolla sulle spalle e giocava con la mano destra con una pistola- revolver.
Sparì nel paese. Dopo dieci minuti riapparve dall'altra estremità. Si era avvicinato alle truppe reali per tutta la lunghezza del paese. Riapparendo all'entrata della via era ormai a un tiro di pistola dal nemico.
Su tutta la linea fu dato l'ordine di sparare; ma la sua presenza, il suo sangue freddo, il prestigio che l'accompagna produssero il solito effetto. Cavalleria, artiglieria, fanteria, circa diecimila uomini, abbassarono le armi e si dispersero.
Solo verso le quattro del pomeriggio, Salvati riuscì a raggiungere il generale. Lo trovò nella casa di Stocco, sfinito, disteso sul letto. "
(traduzione di Antonio Coltellaro)
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