Nelle foto: la statua di F. Stocco e la sua casa nativa.
Francesco Stocco era nato nel 1806 ad Adami di Decollatura (lo stesso luogo nativo
del poeta dialettale Michele Pane) in
una famiglia aristocratica che aveva
rapporti di amicizia con la casa reale dei Borbone.
L’anno della sua nascita il principe ereditario Francesco, in fuga verso la Sicilia, fece una sosta
nella casa del barone Stocco ad Adami.
In seguito, a Messina, tenne a battesimo il bambino che in suo onore fu
chiamato Francesco.
Dopo aver compiuto
gli studi a Cosenza, a 18 anni, Francesco Stocco, fu chiamato a Napoli, dove il
re lo nominò cavallerizzo di corte. In questa città seguì anche le lezioni del
letterato Basilio Puoti.
Qualche anno dopo, mentre era in Calabria, attirato dalle idee mazziniane Stocco entrò a far
parte dei “ Figli della Giovane Italia “, setta liberale formata dal pizzitano Benedetto Musolino.
Nel 1847 , accusato di complotto contro lo Stato, fu
arrestato. Fu liberato quando fu concessa la Costituzione. Nel 1848 insieme a Giovanni Nicotera e Alessandro
Toja partecipò alla rivoluzione dell’Angitola. Fallita l’insurrezione preferì abbandonare il Regno di Napoli. Fu quindi a Malta, Marsiglia e Napoli.
Nel 1860 si unì a
Garibaldi, che aveva conosciuto a Marsiglia, per la spedizione dei Mille. Dopo
lo sbarco a Marsala fu uno dei sette
capitani che guidarono le camicie rosse. Ebbe modo di distinguersi più volte.
In particolare a Calatafimi, dove fu ferito al braccio destro, e a Caserta. In quest’ultima città fu nominato
generale di brigata da Garibaldi.
A Soveria Mannelli si occupò del disarmo delle forze
borboniche.
Fu governatore della Provincia di Catanzaro e insieme a
Ferdinando Bianchi costituì il corpo “ Cacciatori della Sila”, formato da
volontari calabresi. Questa formazione
si distinse nella battaglia del Volturno.
Fu deputato al Parlamento per il collegio di Nicastro nella
8a e 9a legislatura. Nel 1866 si dimise
ed abbandonò la vita politica.
Morì a Nicastro l’8 novembre 1880.
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