Conflenti - 05 febbraio 2023 -
vite rubate
La lana dei materassi
Tessere di storia del Novecento
Momenti di ricordi tra sogni, realtà e fantasia a Conflenti.
La lana dei materassi
Al tempo della mia nascita la mia famiglia manteneva ancora un certo benessere. Era benestante chi possedeva terreni che fornivano tutto il necessario per nutrirsi, oltre ai prodotti come olio, vino, grano, castagne, che vendendone il sovrappiù consentivano di avere il denaro da spendere per altre esigenze. Non era ricchezza come s'intende oggi, ma per la vita di allora stavamo bene. Poi ci piovvero addosso vicende dolorose, seguite alla morte di mio padre, che ci costrinsero a vendere i terreni, uno dopo l'altro, e restammo in una grande casa ma con lo stretto necessario per vivere. Non si poteva rinunciare comunque alla decenza, e a costo di non mangiare continuavamo a mantenere una donna che ci portava l'acqua e andava a lavarci i panni al fiume. Erano lavori troppo umili per adattarci a farli personalmente: la gente del paese non ci avrebbe rispettato a vederci degradate in quel modo.
La nuova situazione familiare mi lasciò senza dote, perciò non potevo fare un buon matrimonio. Per fortuna, con la decadenza economica non si perdeva la reputazione della fimiglia, e questa mi consentì di sposare un modesto proprietario che aveva la possibilità di mantenermi dignitosamente. Negli anni della guerra però la povertà giunse anche per noi. Nemmeno allora io mi rassegnai alla mancanza di un certo contegno. Allora, per rimediare al fatto di non potere comprare vestiti, escogitai di svuotare i materassi di lana che avevo avuto nel mio scarso corredo e li riempii con il crine.
La lavorazione della lana era lunga e faticosa. Io e mia suocera, essendo determinate a conseguire i nostri obietti-vi, non ci lasciammo scoraggiare dalla fatica e ci mettemmo a cardare, a lavare e a filare. Poi tingemmo le matasse con colori diversi e incominciammo a sarcire (lavorare con i ferri da maglia)
per fare maglioni, sciarpe, calzettoni, vestiti e giacconi.
Insieme a quei materassi di lana scomparve dalla mia casa l'ultima testimonianza del benessere delle mie origini; in compenso riusci a vestire la mia famiglia con indumenti caldi per l'inverno e ad ottenere quel decoro che mi aveva fatto rinunciare a dormire sul morbido.
Vittoria Butera
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