sabato 4 febbraio 2023

Le scarpe.

 Conflenti - 04 febbraio 2023 - 

vite rubate

Le scarpe a ore

Tessere di storia del Novecento 

Momenti di ricordi tra sogni, realtà e fantasia a Conflenti.


Ai miei tempi la povertà imperversava nei paesi. Essere malvestiti, malnutriti, senza nessuna cura dell'aspetto e della salute era la normalità della gente comune. Io ero molto orgogliosa e cercavo di mascherare la povertà, perché la mia famiglia era stata benestante e aveva avuto la possibilità di distinguersi in meglio nel modo di vestire e di vivere.

La vita è 'nu saliscinni (un saliscendi), ma noi non ci eravamo rassegnati e ci restava l'orgoglio del passato. Quanto al futuro, non mancava la speranza di ritornare nella situazione che avevamo perduto; intanto soffrivamo per la scarsezza di tutto, anche del cibo.

Un giorno una mia amica riferì che la mamma aveva preparato le polpette. Lo disse con tanta enfasi che io, dijuna cum'eru (essendo al digiuno), al solo pensiero del cibo ebbi quasi uno svenimento. Quando mi ripresi mi vergognai, e dissi che avevo mangiato troppe polpette che mi avevano provocato quel malore. Per rendere più verosimile la mia sazietà, aggiunsi che una volta al mese mia mamma e le sue amiche si riunivano a casa di una o di un'altra di loro e facevano una scialata (un banchetto festoso) con polpette di riso, di carne o di patate. Questo era solo un ricordo dei tempi del benessere, ma che non si sarebbe realizzato per altri decenni.

Siccome non eravamo abituati ad andare scalzi come tanti altri, mia mamma risparmiando sul cibo riuscì a comprare un paio di scarpe, che io e mia sorella metteva-io a turno. Erano dei mocassini adattabili a tutte le stagioni. Io avevo una misura più piccola rispetto a mia sorella, e quando toccava a me uscire imbottivo l'interno con qualche pezza. Dovevo fare un grande sforzo a camminare, ma l'orgoglio mi portava a stare diritta senza badare al fastidio.

Poi, crescendo insieme al corpo anche i piedi, fu mia sorella ad avere difficoltà a calzare quei mocassini perché erano diventati piccoli per lei mentre per me erano giusti. Allora mia mamma, non potendone comprare altri, li fece spuntare dal calzolaio, così continuammo a metterli a turno con le dita che fuoriuscivano.

Vittoria Butera

1 commento:

Anonimo ha detto...

miliuni de nue amu fattu a stessa strata , sunnu passati tanti jiuarni emee te puazzu dire ,u nannu mi e muartu u mille noveciantu quarantuattu iu maiu misu u giaccu suo il mille noveciantu sessanta unu ppemme fare e fotografie mu partia ppera merica .eccussi ogniunu de nue avimu na storia fra tante de raccuntare .ccu tanti suspiri e duluri.ciau