U postale
Negli anni cinquanta a Conflenti, le
auto presenti si contavano nelle dita di una mano. C'erano un paio
di macchine da noleggio che, per andare nei paesi vicini, utilizzavano
solo i ricchi.
Per le piccole distanze, Decollatura, Martirano, Motta, la
gente preferiva spostarsi a piedi. Per raggiungere Nicastro si prendeva
il “postale”. Era sempre pieno, anzi strapieno. Carico di persone
e di cose. Tutti i posti occupati e tanta gente in piedi. E poi
galline, ortaggi, formaggi che i conflentesi portavano a vendere al
mercato. Odori di vario tipo, alcuni gradevoli altri meno, tenevano
compagnia per tutto il tragitto. Grispeddrare, barilari e cestai lo
usavano quasi quotidianamente per trasportare la loro merce. Spurtuni, ciste, panari, varili
venivano messi sul tetto del mezzo dove si saliva attraverso una
scaletta posteriore. L'autista, Pepparieddru, lasciava fare. Era
molto accomodante. Mai visto una persona così paziente. Per arrivare
a Nicastro s'impiegava un'eternità. Ma con le strade che c'erano e
continuano ad esserci, piene di curve, era cosa abbastanza normale.
Lungo il percorso c'era sempre qualcuno che saliva o scendeva. Non
esistevano le fermate fisse. L'autista non lasciava a piedi mai
nessuno e accontentava tutti, facendoli salire o scendere nel posto più comodo.
Praticamente un servizio a domicilio.
1 commento:
peppariaddu era na vera personacumu diciamu nue in gamba nu veru piazzu e pane
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