Artigianato a Conflenti- Il telaio e le tessitrici.
Tricche-tracche-trà, tricche-tracche-trà, tricche-tracche-trà… non era musicale né rilassante il rumore del telaio che accompagnava la donna durante le ore della giornata dedicate alla tessitura.
I primi telai apparvero nel neolitico; erano costruzioni molto semplici, poco più di una intelaiatura rettangolare costruita con rami o pali di legno in posizione verticale. La tensione dei fili di ordito era ottenuta tramite pesi, di argilla o pietra, che si trovano numerosissimi negli scavi archeologici. L'immagine di questo tipo di telaio è rappresentata su vasi greci, spesso abbinata all'immagine di Penelope che, confidando nel ritorno di Ulisse, aveva escogitato di disfare di notte il lavoro tessuto di giorno in modo da perdere tempo nel completamento della tela e rinviare le seconde nozze imposte dai giovani nobili di Itaca.
Sino al secolo scorso, nei paesi calabresi, un telaio era presente in moltissime case, dove almeno una delle donne era addetta a tessere. Generalmente le ragazze venivano avviate al lavoro molto presto. Poiché si tesseva stando sedute, la tessitura era considerata un lavoro leggero, quindi da potere eseguire anche dopo una giornata di lavoro nei campi, come attesta l’esortazione contenuta nel distico: “Tu chi vìeni de mètere\ difriscate a ‘stu manganu”. In alcuni paesi, il telaio era definito per sineddoche prendendo il nome da una sua parte, ‘u manganu.
Il telaio occupava un ampio spazio di una stanza, costituendo una zona attrezzata per la mansione specifica. Le donne producevano tutto l’occorrente per la casa e per i familiari; confezionavano i capi del corredo, da ragazze il proprio, da sposate quello delle figlie.
Si tessevano tutte le fibre naturali: lino, cotone, ginestra, seta, iuta. Ricordiamo alcuni termini tipici della tessitura:
‘a spola o spoletta (spola o navetta): contenitore del filato, che entrando tra i fili dell'ordito inserisce il filo di trama nella costruzione del tessuto;
i sugli (subbi): cilindri lignei orizzontali; sono due: uno porta i fili dell'ordito, l'altro arrotola il tessuto già fatto;
‘u piettine (il pettine): parte del telaio, che serve per battere, avvicinare e compattare i fili di trama;
matassaru o manganiellu (aspo): supporto che arrotola il filo;
organzino: filo ritorto in un senso accoppiato e ritorto con un altro filo nel senso opposto (4 giri al centimetro), usato per l'ordito;
passina: sottile uncino (simile a un uncinetto) o piattina in metallo (con una cava) che serve a passare il filo nelle maglie dei licci e nelle fessure del pettine;
pedale: in un telaio artigianale, schiacciandolo, muove uno o più licci a cui è collegato.
rocchetto: è un supporto su cui si avvolge il filo, formato da un'anima cilindrica e due ali che danno lo spallamento laterale.
tira pezza: parte di un telaio che avvolge il tessuto preparato.
(tratto dal saggio di Vittoria Butera, La Magia degli Oggetti)
Quintina Marotta al telaio
1 commento:
si le tue discrizine dei giorni che fu pur partondo dure memorie era la realta della nostra vita .grazie per svegliarci la nostra abbandonata memoria .thank you thank you .
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