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Maestro Butera: il primo alla vostra sinistra. |
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scala d'entrata |
"Nel
1946 ho cominciato la mia avventura scolastica: prima elementare,
classe mista. Il mio maestro era Giovanni Butera, padre di tre figli,
Norina, Licia e Sestino. L’aula: una camera fredda nella sua casa
alla quale si accedeva da una scala esterna. Per riscaldamento, il
classico braciere. In questa “aula” ho frequentato le prime tre
classi. Il maestro, già anziano, una figura esile ma ferrigna, era
molto severo, didatticamente molto valido. Si usavano le punizioni
per scarso rendimento o per cattiva condotta. Spesso qualcuno finiva
dietro la lavagna, posta trasversalmente all’angolo tra due pareti,
naturalmente con il viso rivolto verso il muro. Se la punizione
doveva essere pesante (ma cosa poteva combinare di così grave un
bambino di sei, sette o otto anni?), il maestro tirava fuori da un
barattolo dei chicchi di granturco che spargeva per terra con la mano
e il ragazzo doveva inginocchiarvisi sopra per qualche minuto (che a
noi sembravano ore).
Il
maestro girava per i banchi e il suo sadico piacere era quello di
premere con le dita il lobo dell'orecchio e soffermandosi lentamente
tirarlo su e giù, mentre continuava a spiegare la lezione. Aveva le
unghie ben curate, ma lunghe... un suo vezzo. L'attaccatura delle
nostre orecchie ne soffriva e capitava che a volte sanguinassero
leggermente."
dal libro di Enzo Butera: A domani
2 commenti:
iu me ricuardu ste cose cumu quannu e statu iari ara scolicedda nostra d'annetta ccura maestra giuanna tomaino ,nne mintia na pocu de nnianu o quattru cuti ennue cciaviamu ncinochiare e supra ccuri pantaluni curti ccura faccia guardannu a lavagna o aru muru e untepotie mancu girare sinno pigliave ncuna frustata cunnu piazzu e lignu chi cciavie portatu tu stessu a matina o u jiuarnu e prima tu pensavi chera ppenatru e no ppe mmia .jiuarni luntani tiampi strani e crudeli .
rigate e pizzuluni ci n'eranu pe tutti!
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