Salviamo le campagne, salveremo il paese.
Una volta, non tantissimo tempo fa, Conflenti era ricco di attività. Agricoltura e artigianato soprattutto. Sia nei pressi del paese che nelle zone più lontane si coltivava di tutto: grano, patate, legumi, ortaggi. La maggior parte delle famiglie viveva dei prodotti della terra. Si vendeva anche nei paesi vicini. Si coltivava dappertutto: in zone piane o scoscese. Si sfruttava ogni zolla di terra, anche su terreni impossibili come “ a timpa i cani” costituita in gran parte di roccia.
Lavori di canalizzazione ( vedi acquaro) e di terrazzamento venivano continuamente eseguiti per migliorare la produzione dei terreni. Le frazioni erano abitate ed erano quasi autosufficienti. Ricordo, solo per citarne alcune, Annetta, Serra d'Acino, San Mazzeo che pullulavano di gente. Numerosi greggi e armenti pascolavano liberamente nei prati. La produzione dei vigneti era alta e si esportava vino in tutta la Calabria. Basti pensare che i commercianti di questo prodotto erano tanti e tutti molto attivi (Enesto Baratta, Peppe e vricida, Ninni Roperti, Sestinu u purzianu ed altri). I lavori nei campi richiedevano l'utilizzo di materiali vario come cesti, tini, botti, barili ecc. e quindi si ricorreva a cestai e barilai che lavoravano a pieno ritmo. A Conflenti Superiore di questi artigiani se ne contavano più di venti. C'erano diversi mulini ad acqua per macinare il grano. Tre a ridosso del paese ed altri nelle zone più popolate. Nei castagneti attorno al paese c'era un via vai di gente che, nel periodo della raccolta, era lì sin dalle prime ore del mattino. Non si perdeva una sola castagna; di conseguenza tutti i sentieri, sempre frequentati, erano puliti e transitabili. Muli, asini venivano utilizzati per il trasporto delle merci. Poi con l'emigrazione molte terre sono state abbandonate ed è incominciato il declino dell'economia del paese. Oggi nelle frazioni, dove una volta vivevano decine di persone, le case sono vuote e molte di esse sono dei veri e propri ruderi. Resta ancora qualche contadino qua e là che continua a dedicarsi alla pastorizia e all'agricoltura. Sino a quando? Non credo ancora per molto se le condizioni di vita resteranno difficili. E se le terre saranno abbandonate il paese subirà un grave danno. Mancheranno i polmoni che lo tengono in vita; la linfa vitale. Dobbiamo fare il possibile per evitare che ciò succeda. Conflenti ha un grande territorio; una ricchezza di cui forse le varie amministrazioni che si sono succedute negli anni non si sono mai rese conto. Bisogna valorizzarlo o meglio rivalorizzarlo. Dovremmo fare in modo che la gente sia incoraggiata a restare. Se non è possibile aiutarli con incentivi (intendo soldi), bisogna farlo con i servizi. Il cittadino delle campagne non deve sentirsi abbandonato a se stesso. Bisogna aiutarlo rendendogli la vita più facile. Costruiamo strade decenti che gli diano la possibilità di raggiungere velocemente i centri abitati e che gli permettano di utilizzare macchinari moderni. Facilitiamo l'inserimento dei loro figli nelle scuole. Permettiamo, con un sito Internet, di ottenere documenti senza costosi spostamenti. Rendiamo possibile per tutti, particolarmente per gli anziani, visite mediche e periodiche a domicilio. Organizziamo un servizio navetta paese - campagne almeno due volte alla settimana. Ripuliamo qualche sentiero per consentire facili spostamenti a piedi. Rendiamogli più facile la burocrazia. Frequentiamoli spesso, non solo in tempo di elezioni e cerchiamo di conoscere i loro problemi. Istituiamo un mercato settimanale locale dove ognuno possa liberamente vendere i propri prodotti. In breve, diamogli la possibilità di vivere una vita decente. La campagna merita la stessa attenzione del centro urbano. Nessuno abbandona il luogo natale se ci sta bene. Pertanto rendiamoli vivibili. Un aumento di popolazione nelle campagne produrrebbe una serie di fatti di grande utilità per il paese. Aumenterebbe la produzione di prodotti agricoli (soprattutto genuini). Con l'inserimento di famiglie giovani ci sarebbe un incremento di scolari nelle scuole. Ben pulito, il territorio potrebbe essere sfruttato dal punto di vista turistico, creando, tra le altre cose, degli itinerari escursionistici. La gente oggi si sposta con molta più facilità che nel passato e se trova un ambiente pulito e accogliente ci va molto volentieri e si ferma anche qualche giorno. Questa estate ho visto degli agriturismo molto frequentati. Ne potrebbero sorgere altri e attirare nuovi clienti. Si potrebbero sviluppare altre attività: un maneggio ad esempio. San Mazzeo soprattutto ma anche altre frazioni come Annetta, Passo Ceraso ecc. hanno gli spazi per crearne nuove. Non dimentichiamoci inoltre che la presenza di gente nelle campagne che provvede continuamente alla manutenzione delle stesse, liberandole da rami, arbusti, incanalando le acque di sorgive, eviterebbe al paese disastri ambientali.
Aiutiamo quindi la gente di campagna ed aiutiamola in fretta. Il poco o il molto che possiamo fare facciamolo subito. E' inutile intervenire quando la gente è andata via. I figli degli emigrati, cresciuti in altri ambienti, difficilmente ritornerebbero nei paesi dei genitori. E quest'ultimi, decidono sempre di restare accanto ai figli e in zone dove godono di tutte le assistenze. Un paese vive se c'è gente e noi dobbiamo fare in modo che la gente ci sia e che resti. Salvare le campagne significa salvare tutto il paese. Se si vuole si può.
1 commento:
Ottima analisi.La parte propositiva manca di progettualità operativa mi sembra teorica,se pur condivisibile.Sono centinaia i paesi che vivono la medesima condizione,Soltanto una seria e severa autocritica di come è stata gestita "l'industrializzazione" penalizzando L'AGRICOLTURA l' AMBIENTALE e una VIVIBILITA a misura d'uomo.Solo una severa autocritica del modello di sviluppo attuale,potrebbe e dovrebbe portare a programmare una società più UMANA meno stressata più consapevole dell'essenza vitale dell'uomo azzerando gli attuali effimeri valori.Auguro buon lavoro agli uomini di buona volontà e sopratutto ai GIOVANI.
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