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Diverse centinaia sono i conflentesi residenti a Torino. Sparsi in tutta la città. Dal centro alla periferia. Venuti su soprattutto negli anni cinquanta-sessanta. Nel periodo del boom della Fiat. Gente che ha fatto molti sacrifici e che ha lavorato sodo. Ha lottato contro pregiudizi e incomprensioni e lentamente si è conquistata la fiducia e la stima degli altri.
Ci sono persone che, contrariamente all'immagine del meridionale fannullone, hanno fatto due-tre lavori pur di salire nella scala sociale.
Per tutti ne ricordo uno: Pasquale Villella. Lavorava alla FIAT e, finito il suo turno, faceva il calzolaio in un negozio dalle parti di via Nizza. La domenica vendeva panini e bibite alla stadio.
I primi conflentesi venuti a Torino sono già quasi tutti morti o avanti nell'età. Quelli che restano vivono ancora con la nostalgia del paese. I loro ricordi sono soprattutto legati all'infanzia. Quando nel paese si era in tanti e c'era poco da mangiare. La miseria li ha portati a Torino dove hanno conquistato dignità e benessere. Nei primi anni del loro arrivo abitavano in casa fatiscenti in via Barbaroux, via Cavour, alle Casermette ecc. oppure in due-tre in una stanza in affitto. Qualche torinese approfittò della carenza di case per affittare loro il letto ad ore. Ora quasi tutti hanno una casa di proprietà. Tanti dei loro figli, perfettamente integrati, occupano posti di responsabilità nella scuola, negli ospedali, nelle amministrazioni, nelle aziende.
Sono stati tempi difficili, ora fortunatamente finiti.
Torino ci ha dato molto, ma anche noi conflentesi abbiamo certamente contribuito al suo miglioramento sociale ed economico.
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