lunedì 24 ottobre 2022

Ottobre

 OTTOBRE ALLE OLIVE


L’ottobrata era fatta di pane e olive. Mia madre, dopo averle schiacciate con una pietra di mare - prendendosi del sale della pietra diventavano più saporite, diceva - le lasciava per giorni sotto un filo di acqua corrente. 

– Nommu avissi u stagna mai l’acqua d’alivi – e allora scorreva.

Una partita le mangiavamo fresche. Dopo l’ammollo, le aggiustava con fiori di finocchio, aglio e peperoncino. Le miscitiava con le mani, affinchè prendessero tutti i sapori, e dentro una tijanuzza allargata dai fianchi, le portava in tavola. Le altre invece andavano dentro la giara. – A giarra d’alivi – comandava. E la riempiva.

Le domeniche d’ottobre erano per le olive. Tutti in campagna. La sacra famiglia sembravamo. E non doveva mancare nessuno. Servivano braccia. Serviva lavoro. Forza, assistenza.

Quando uscivamo di casa, in fila indiana, e qualcheduno domandava dove stessimo andando, rispondeva lei per tutti: – s’arramazza – diceva.

Ogni piede d’ulivo stendevamo una rete. Più d’una se la pianta era grande. Si scuotevano a mano. 

– Pista forti, chjù forti – e noi ragazzini davamo botte da orbi, farne cadere a centinaia. Era bello veder piovere le olive dall’albero, veder le reti coprirsi di quelle palline verdi. Ma più bello ancora era quando riempivamo i sacchi. Mia madre le cerniva, e poi liberate dalle foglie le versava dentro la juta. Erano il frutto del lavoro, quelle olive. Il frutto sacro da cui avremmo ricavato l’olio, quello profumato, che saziava la fame e a volte anche i sogni. Dentro il pane sfiancato, crudo, o nei cibi cotti. Nelle carezze di mia madre, quando fiera lo versava dentro i piatti e questi si coloravano d’oro.

Alla sera poi, quando tutto finiva, in attesa della domenica seguente, si ritornava stanchi, ma felici. Nessuno osava lamentarsi. Neppure i più piccoli. Sapevamo tutti che quelle olive, che con la grazia di Dio avevamo raccolto, portate al frantoio, sotto le macine di pietra, sarebbero diventate olio, garantendoci la ricchezza necessaria per andare avanti un altro anno ancora.

 Giusy staropoli calafati

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