Il tempo abbellisce il passato e, generalmente, sembra tutto idilliaco tutto ciò che riguarda il nostro mondo di ieri e dei nostri avi. Non è così. Spesso ci si scorda di situazioni riprovevoli e di comportamenti vergognosi. Ignorare è un peccato, particolarmente verso le nuove generazioni. Accanto al bene è esistito sempre il male e non esiste un paradiso in terra.
Nella prima metà del Novecento e nei secoli precedenti, le famiglie erano molto numerose: una media di quattro- cinque figli con punte dai dieci ai quindici. Qualche caso di venti figli.
Considerando la miseria dell'epoca non tutte la famiglie riuscivano ad allevare tutti i figli e allora li mandavano, ancora piccolissimi, come servi in altre famiglie, non tutte abbienti. Qualche volta come pastori in montagna. Non ho prove di vendite e non posso affermarlo, ma il sospetto resta. Quel ch'è certo, constatato con i miei occhi, è che questi ragazzi venivano trattati, il più delle volte, come schiavi. Lavoravano tutto il giorno e per tutta la settimana. Anche i festivi. Di soldi, neanche a parlarne. I loro vestiti erano quelli usati e spesso rotti dei loro padroni. Mangiavano in disparte dalla famiglia, di solito sulle scale e un pasto notevolmente ridotto rispetto agli altri. Dormivano sul pavimento, con una vecchia coperta per terra. Le ragazze, nel periodo della pubertà, venivano violentate e poi usate come schiave sessuali. Se c'erano figli, venivano abilmente nascosti e mandati all'orfanotrofio. Qualcuna, per evitare il disonore (causato dallo stesso padrone), veniva allontanata dalla casa.
Questi ragazzi non sapevano né leggere né scrivere e quindi perdevano completamente i contatti con la famiglia d'origine. Le istituzioni non li tutelavano e la gente che vedeva le loro sofferenze preferiva voltarsi dall'altra parte. Lamentarsi per loro era inutile e, col tempo, subentrava la rassegnazione. Qualcuno, per tutto questo tempo, covava un odio che poi esplodeva in fenomeni di violenza nella maggiore età.
Nessun commento:
Posta un commento