giovedì 31 dicembre 2020

Buon anno.

 Auguro a tutti un anno senza covid.

martedì 29 dicembre 2020

Cestai e barilai.

 Cestai e barilai a Conflenti, particolarmente a Conflenti Superiore, erano tanti. Nati e cresciuti soprattutto in relazione ad una economia  che richiedeva un uso massiccio  di ceste, cofane, botti, barili ecc (vigneti, coltivazioni agricole, allevamento del baco da seta, approvvigionamento d'acqua per l'uso quotidiano nelle case ecc).

I prodotti però venivano venduti anche in altri paesi calabresi ed era frequente la presenza dei nostri artigiani alla fiere.

Tali prodotti oltre ad essere conosciuti ed apprezzati in Calabria, giungevano anche in altre città italiane e, qualche volta,  all'estero.

Alcuni artigiani conflentesi per ampliare il mercato del  loro commercio si trasferirono in  altri paesi  calabresi come Cerisano e San Lucido.

I cestai lavoravano soprattutto con legno di castagno (visciglia), che lasciavano macerare per alcuni giorni nell'acqua del fiume.

Ecco i nomi di alcuni di questi artigiani:

Cestai:

Alfredo e Giuanninu Marotta; Gesuele; Alfonso e Giuanni Vescio (brei);  Raffaele Marotta (mastru Lelle); Franciscu Porchia; Cicciu Vesciu. Nicola Carusu.

Barilai:

 Nicola Marotta; Generoso Marotta: Nicola Marotta di Francesco; Peppinu e Cicciu Ciminu; Giuanni e Peppinu Marotta;

Francesco Marotta e i due figli Clodinoro e Luigi, Serafinu  Marotta.



domenica 27 dicembre 2020

Scarpe e scarpari.

 Sino  agli anni cinquanta del secolo scorso, a Conflenti, come , del resto, nei paesi vicini,  tanta gente camminava scalza; non per moda, ma perché non possedeva un paio di scarpe. Vedere allora una persona con le scarpe è come vedere oggi  una persona scalza. Tutti si fermerebbero a guardarla. 

Chi ne possedeva un paio, il più delle volte,  le aveva ereditate dal padre o dal nonno.  Enormi barconi, dove il piede navigava liberamente,  o così strette da causare enormi sofferenze.

Per qualcuno erano il ricordo del servizio militare.

Chi ne possedeva un paio nuovo le usava con molta attenzione: nei giorni di festa,  per un'occasione importante;  in luoghi più o meno eleganti. I contadini, di solito, arrivavano all'ingresso del  paese con le scarpe a tracolla e le calzavano subito dopo.

E quindi, penserà qualcuno, la presenza di un calzolaio era completamente inutile. Al contrario, i calzolai erano tanti e chi più, chi meno lavoravano tutti. Solo a Conflenti Superiore, sempre sino agli anni cinquanta, se ne contavano almeno una decina: 

Ecco alcuni nomi:

Giuseppe e Jennaru; Geniu Vesciu; Peppe e Lipordu; Nicolinu u scarparu; Peppinu Carusu; Lucianu u Mutu; Modestu Ciminu; Lissandru Porchia; Franciscu u nicastrise; Battista Porchia.Nicola Filippis. Vincenzo Roperti. Nicola Cerminara.

sabato 26 dicembre 2020

Negozi a Conflenti.

Negli anni quaranta del Novecento, sino ai primi anni cinquanta, a Conflenti Superiore c'erano cinque negozi di alimentari: Vittorio Paola;  Filippis,  Ermelinda, Mariano Marotta, Mastroianni Paolo (Palinu).

Due cantine:  Cicciu e polina e Maria e Costantinu.

Una macelleria:  Cicciu u purzianu.

Una tabaccheria (putighinu) : donna Assunta.

lunedì 21 dicembre 2020

Viernu

Primu juornu e viernu a ri Cujjienti.


foto Aurora.





 

sabato 19 dicembre 2020

mposimare

 inamidare

giovedì 17 dicembre 2020

La fuga delle fate di Raffaele Arcuri

 

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 Sono ritornato da qualche anno e faccio ancora difficoltà a capire. Mi capita, sempre più spesso, di imbattermi sul web in siti di matrice filo borbonica, o in manifesti che inneggiano alla presunta epoca d’oro del regno di Napoli, alla iattura dell‘impresa garibaldina e alla colonizzazione piemontese, cause di ogni male attuale.

Da Reventino il Golfo di Sant‘Eufemia Lamezia TermeGran dibattito storico insomma.  Spendiamo tante risorse intellettuali e di pensiero a perorare cause secondarie e lontane e non ci accorgiamo che, sotto i nostri occhi e con il nostro consenso, c’è chi continua a colonizzarci. Un vero e proprio furto di magia e di paesaggio quello che sta avvenendo con i parchi eolici e con le multinazionali del vento che, come Normanni, Angioini, Svevi, Spagnoli, Borboni e Piemontesi, seguitano a depredare la Calabria. E noi nel frattempo siamo convinti di combattere una guerra giusta e necessaria, ci infogniamo in vicende di un passato sempre più remoto e assolviamo in questo modo gli ultimi 50 anni di dissennata politica regionale

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mercoledì 16 dicembre 2020

Passamuru

 Il palo che viene conficcato nel muro per sostenere il ponte su cui lavorano i muratori.

domenica 13 dicembre 2020

sabato 12 dicembre 2020

venerdì 11 dicembre 2020

Ppecchi scaca

 

Ppecchi scaca



Cummari Rusarella,

De se lagnare ‘u’ bbacca:

-L‘aju ‘na gallinella,

Ma ova ‘u’ minne caca! —

Se sa! Le duni sulu

Tri ccoccia’ dde nnianu;

Rapire cchiù ra manu

Ca t‘àpire ru culu! —


                                Vittorio Butera

mpacchiatina

 pasticcio.


Fare na mpacchiatina: fare un pasticcio  ( qualcosa mal fatta; che non serve). 

mercoledì 9 dicembre 2020

martedì 8 dicembre 2020

Anagrafe parrocchiale: Porchia Vincenzo- Butera Raffaela.


 

Cutiruozzulu

  Ciottolo.

Sasso arrotondato


Cuti=cote ruozzulu = che rotola

sabato 5 dicembre 2020

giovedì 3 dicembre 2020

Grandine a Conflenti

Granninija.








 

mercoledì 2 dicembre 2020

Sessantina

 Quannu arriva a sessantina

lassa a fimmina e ba ncantina.

martedì 1 dicembre 2020

domenica 29 novembre 2020

sabato 28 novembre 2020

Vientu.

 Vientu  de pustirata ch'intra st'orta

Aliti forte e ll'arvuli virghiji

É ggià dicembre ed ogni cosa è mmorta!


  Vientu de pustirata VB

venerdì 27 novembre 2020

giovedì 26 novembre 2020

Cumminare

 Combinare.


Chi cummini? che combini? che fai?

Tu parri e un cummini. Tu parli e non combini.

domenica 22 novembre 2020

sabato 21 novembre 2020

Villella Antonia fu Pasquale.


Vrodata: brodaglia

Nel paese, nei tempi passati, niente andava perduto; si utilizzava tutto e quando ciò non era possible si rimandava alla prima occasione buona per farlo. Si metteva da parte l'oggetto per tirarlo fuori all'occorrenza.   C'era un detto che diceva: sarva ca serve; se  non oggi  ci sarà un giorno in cui questo oggetto ti sarà utile. Quindi, mettilo da parte.

Tra le cose che non si sprecavano c'era l'acqua di cottura della pasta. Invece di buttarla dopo averla scolata, si metteva da parte, e, subito dopo aver pranzato, veniva impiegata per lavare i piatti.  Allora mancavano i detersivi  e l'acqua utilizzata, per la presenza dell'amido, facilitava la pulitura di piatti e posate. I resti finivano  nella pentola o nel contenitore usato per il lavaggio. Il tutto con l'aggiunta  di un po' di caniglia veniva poi dato ai maiali. Era a vrodata che  i suini sorseggiavano con gusto.

venerdì 20 novembre 2020

mercoledì 18 novembre 2020

martedì 17 novembre 2020

lunedì 16 novembre 2020

Pavone Gabriele.


Sagliu e scinnu.

 Quante vote sugnu jutu a trazzinu,

Santu Nicola, u putighinu appenninu

Saglia, scinnia, facia tuttu a na volata

de sutta a ghiesa sinu a ra scalunata.

Era ru  tiempu  ch'era ancora guagliune

 e   cu l'amici jocavamu a buttuni.

Mo puru, sagliu e scinnu  veloce d'ogni via

Però  curriennu sulu cu ra fantasia.

                         A. C.

briganti


 

domenica 15 novembre 2020

venerdì 13 novembre 2020

giovedì 12 novembre 2020

mercoledì 11 novembre 2020

domenica 8 novembre 2020

Nuclei conflentesi primo Novecento: Mastroianni Nicola.


Calabria

 Povera Calabria mia, cumu te si' riddutta

d'i munti a ru mare, t'anu tutta distrutta.

Na vota eri  paise d'a Grecia Magna

mo si sulu na terra e magna magna.

giovedì 5 novembre 2020

domenica 1 novembre 2020

Nuvembre.

 E’ nnuvembre e ru vìentu                                   

‘E pàmpine de l’àrvuli
Spirnuzza  a ccientu a ccientu.

VB

giovedì 29 ottobre 2020

All'aria aperta.

 Sino agli anni Cinquanta a Conflenti  non esistevano, tranne poche eccezioni,  gabinetti nell'interno delle case.  E allora?  Non c'erano  molte soluzioni.  Le donne  utilizzavano l'orinale, in dialetto "pisciaturu", oppure, come qualcuno lo chiamava affettuosamente "u zu Peppe". Lo si teneva, generalmente, nella parte inferiore  del comodino ( a colonnetta), vicino al letto. Quand'era colmo, lo si portava in campagna o si versava direttamente nella via. Gli uomini, invece, per compiere i loro bisogni, piccoli o grandi si recavano fuori dalle mura domestiche.  Per  i "piccoli" non c'era problema: ogni angolo di  via era buono allo scopo; per i "grandi" invece si faceva più attenzione e per evitare occhi indiscreti ci si recava in spazi a cielo aperto situati nella periferia del paese, nelle vie che  portano  al fiume  o alle campagne. In dialetto si chiamavano "cacaturi", parola che chiarisce subito la loro funzione. A Conflenti Superiore i  più frequentati erano quattro: A timpa e cani,  Santu Nicola,  a scinnuta d'u jume ( chianiettu) a via de l'acquidottu (o d'u canale).  La scelta avveniva secondo l'urgenza o la vicinanza. Se c'era qualcuno che attraversava il paese con grande fretta, si sapeva già la destinazione. In questi  luoghi bisognava muoversi  con attenzione, come in un campo minato, per evitare d'inciampare nei "ricordini" freschi o d'annata lasciati dai precedenti visitatori. Ci si andava da soli o in compagnia e in quest'ultimo caso, nell'attesa di alleggerirsi, si avviava una conversazione col vicino. La pulizia finale? Immaginatela! Allora la carta igienica non era ancora in commercio, la carta scarseggiava  e si utilizzavano foglie d'alberi o d'arbusti. Qualche volta nell'insieme di foglie  ce n'era qualcuna d'ortica e allora  per il povero malcapitato erano dolori. Sporchi? No, figli dell'epoca.

Mala fimmina

 Mala fimmina e cavaddru e carrozza , fau bona gioventù e mala vicchizza.