Sino agli anni cinquanta del secolo scorso, a Conflenti, come , del resto, nei paesi vicini, tanta gente camminava scalza; non per moda, ma perché non possedeva un paio di scarpe. Vedere allora una persona con le scarpe è come vedere oggi una persona scalza. Tutti si fermerebbero a guardarla.
Chi ne possedeva un paio, il più delle volte, le aveva ereditate dal padre o dal nonno. Enormi barconi, dove il piede navigava liberamente, o così strette da causare enormi sofferenze.
Per qualcuno erano il ricordo del servizio militare.
Chi ne possedeva un paio nuovo le usava con molta attenzione: nei giorni di festa, per un'occasione importante; in luoghi più o meno eleganti. I contadini, di solito, arrivavano all'ingresso del paese con le scarpe a tracolla e le calzavano subito dopo.
E quindi, penserà qualcuno, la presenza di un calzolaio era completamente inutile. Al contrario, i calzolai erano tanti e chi più, chi meno lavoravano tutti. Solo a Conflenti Superiore, sempre sino agli anni cinquanta, se ne contavano almeno una decina:
Ecco alcuni nomi:
Giuseppe e Jennaru; Geniu Vesciu; Peppe e Lipordu; Nicolinu u scarparu; Peppinu Carusu; Lucianu u Mutu; Modestu Ciminu; Lissandru Porchia; Franciscu u nicastrise; Battista Porchia.Nicola Filippis. Vincenzo Roperti. Nicola Cerminara.
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