domenica 27 dicembre 2020

Scarpe e scarpari.

 Sino  agli anni cinquanta del secolo scorso, a Conflenti, come , del resto, nei paesi vicini,  tanta gente camminava scalza; non per moda, ma perché non possedeva un paio di scarpe. Vedere allora una persona con le scarpe è come vedere oggi  una persona scalza. Tutti si fermerebbero a guardarla. 

Chi ne possedeva un paio, il più delle volte,  le aveva ereditate dal padre o dal nonno.  Enormi barconi, dove il piede navigava liberamente,  o così strette da causare enormi sofferenze.

Per qualcuno erano il ricordo del servizio militare.

Chi ne possedeva un paio nuovo le usava con molta attenzione: nei giorni di festa,  per un'occasione importante;  in luoghi più o meno eleganti. I contadini, di solito, arrivavano all'ingresso del  paese con le scarpe a tracolla e le calzavano subito dopo.

E quindi, penserà qualcuno, la presenza di un calzolaio era completamente inutile. Al contrario, i calzolai erano tanti e chi più, chi meno lavoravano tutti. Solo a Conflenti Superiore, sempre sino agli anni cinquanta, se ne contavano almeno una decina: 

Ecco alcuni nomi:

Giuseppe e Jennaru; Geniu Vesciu; Peppe e Lipordu; Nicolinu u scarparu; Peppinu Carusu; Lucianu u Mutu; Modestu Ciminu; Lissandru Porchia; Franciscu u nicastrise; Battista Porchia.Nicola Filippis. Vincenzo Roperti. Nicola Cerminara.

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