giovedì 14 gennaio 2016

Ridate voce alle nostre campane!


Ridate voce alle nostre campane!


Da lungo tempo la chiesa di San Nicola è abbandonata a se stessa. Nell'indifferenza totale. L'acqua penetra nell'interno e le crepe si allargano sempre più. Una volta era il punto centrale del paese (intendo Conflenti Superiore); luogo di aggregazione per grandi e bambini. Ora è solo un rudere e, per evitare problemi, è meglio starne lontano. Ormai è chiaro che la Chiesa non ha nessuna intenzione di spendere un euro per rimetterla in sesto. Dopo averla volutamente abbandonata per decenni e lasciata in balia delle intemperie, ora ci dice: ma che volete, ormai è un rudere, non ci sono opere di valore artistico, non ci sono fedeli; è uno spreco ricostruirla. Certo oggi è così. Ma per mancanza d'interventi a tempo debito. Se un malato non lo curi, prima o poi muore. Coloro che dovevano occuparsene non l'hanno fatto e l'hanno lasciata morire. Distratti forse dall'utilizzo di soldi in investimenti più redditizi. Nessun interesse da parte loro per la nostra storia e le nostre tradizioni. Romanticismi inutili! E allora tanto valeva abbatterla subito senza prenderci in giro per tutto questo lunghissimo tempo. A che serve continuare a tenerla in vita lasciando che, uno dopo l'altro, cadano i muri e gli altari? Fatto il danno è inutile piangerci sopra e continuare con lo scaricabarili delle responsabilità. Si prenda una decisione definitiva e la si abbatta. Con buona pace di tutti. Piangeremo, ma infine ce ne faremo una ragione. Salvate però il campanile e, naturalmente, le campane. L'edificio, costruito a lato della chiesa, è ancora integro e un intervento più o meno rapido potrebbe mantenerlo in vita.

Ma perché farlo? Perché, per noi casalini, il campanile come la chiesa, riveste una grande importanza. Dai tempi dei tempi le campane hanno accompagnato le tappe tristi e liete della nostra vita: nascite, matrimoni, morti, battesimi, cresime. Qualche volta hanno chiamato a raccolta i cittadini per incendi scoppiati in paese o nelle campagne. Hanno scandito il tempo per i nostri lavoratori e sostituito egregiamente gli orologi in tempi in cui pochi ne possedevano uno.
Qualcuno potrebbe obiettare: ma a che vi servono altre campane se avete quelle d'a madonna u ritu? A quel qualcuno rispondo che la chiesa di san Nicola è sempre stata la nostra chiesa matrice e attorno ad essa è sorta e cresciuta la nostra comunità. La nostra origine, lo ribadisco ancora una volta, è diversa da quella di Conflenti Inferiore. E questa diversità si evidenzia nei nostri usi e costumi: il dialetto, i tipi di lavoro e anche dal suono delle campane. Le nostre ne avevano uno caratteristico: pieno e profondo. Unico nella zona. Riconoscibile a chilometri di distanza. Una voce amica che ci accompagnava nel corso della giornata, ci salutava nei giorni della partenza e ci accoglieva al ritorno da paesi lontani. Una colonna sonora nel percorso della nostra vita.
Non a tutti era dato suonarle; in particolare il campanone; per dargli slancio, oltre che forza di muscoli, ci voleva una buona conoscenza delle sue reazioni. Tale e quale un animale selvaggio, bisognava avvicinarlo con cautela e lentamente addomesticarlo sino a quando cedeva e si lasciava dominare dalle mani abili del sacrestano o di un suo sostituto. Noi ragazzi andavamo spesso nel campanile ed eravamo fieri di aiutare a tirare le funi. Ci divertivamo anche, attaccandoci ad esse, a farci trasportare su e giù. Divertimenti d'altri tempi!
I rintocchi delle campane ci hanno accompagnato per secoli. Sono mute da circa cinquant'anni. Fatele suonare ancora perchè qualche briciola del nostro passato resti in eredità ai posteri. Fatelo prima di destinarle a un convento o a un monastero dei dintorni o a una fonderia.

                                   Antonio Coltellaro





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