mercoledì 17 agosto 2011

Il pellegrinaggio a Conflenti nel Novecento

" Altra festa di pellegrinaggio era tributata alla Madonna di Visora a  Conflenti nell'ultima domenica di agosto. Per recarsi a questa festa la gente doveva sobbarcarsi molte miglia per vie e sentieri impervi di montagna e quindi dato che la festa si svolgeva sabato e domenica, nella notte di venerdì, dalla mezzanotte in poi, si alzava dal letto e recandosi casa per casa di coloro che avevano concordato di unirsi per andare insieme, dopo che aveva formato il gruppo si incamminavano preceduti da colui o colei che erano i veterani e conoscevano a menadito sia la via  che tutte le scorciatoie per risparmiare molte  miglia e mentre procedevano intonavano canti in onore della Vergine, non mancava di sentire qualche rimbrotto per l'avvenimento di numerosi inciampi, bisogna anche dire che per le scarse condizioni economiche diverse persone  per risparmiare le scarpe calzavano zoccoli in legno, ciabatte o vecchi sandali. Le scarpe venivano calzate nelle vicinanze del paese.


Quindi procedendo per questi sentieri per tre, quattro, cinque ore si arrivava alla meta ed era mattina di  sabato. Non appena arrivati, ci si recava in chiesa per il saluto alla Madonna. Dopo la messa c'era chi andava a comprare della carne per cuocerla, mentre  chi aveva portato provviste da casa si recava  a consumarle al fresco sotto gli alberi di querce e castagne.  Tutt'intorno si avvertiva il suono incessante degli organetti e zampogne cioè cornamuse, strumenti ai quali si alternavano molti suonatori. Suonavano infatti continuamente  attirando molte persone che al ritmo di quei suoni ballavano la  tarantella.   Ballavano tutti, uomini, donne e bambini ottenendo uno spettacolo eccezionale.
In questa festa le bancarelle erano numerose e non mancavano i compratori, perché le bancarelle  allora si vedevano solo in occasioni come questa. Le donne compravano le loro cianfrusaglie; gli uomini sceglievano  dei coltelli per la vendemmia che già bussava alle porte. C'era chi comprava delle angurie intere per consumarle in comitiva, chi i fichi d'India; altri i mostaccioli locali, i panieri; non si poteva fare a meno di comprare anche " i zagareli" , nastrini colorati con le medagliette, da portare ai parenti ed amici come pure "u friscarulu", fischietto per qualche nipotino.
Quando giungeva la sera si cercava un posto per passare la notte; le donne, per lo più, restavano sedute in chiesa; gli uomini nel piazzale antistante; tanti altri preferivano andarsi a sdraiare sotto le piante dove avevano pranzato a mezzogiorno. Passata la mezzanotte, ci si doveva avviare di nuovo per il ritorno a casa sobbarcandosi ancora tutte le miglia già percorse all'andata.Una volta arrivati, eravamo spossati ma col cuore
colmo di gioia per il dovere compiuto nei riguardi della Vergine."



da Francesco Tropea - Viaggio nel passato - 2001  Stampa sud  pag. 79
L'autore, originario di Sambiase , racconta  un pellegrinaggio che  tradizionalmente si fa da Sambiase  a Conflenti.
Quello a cui fa riferimento deve essere avvenuto negli anni sessanta.

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