Quando Carlo Villella faceva il postino, l’ufficio postale
restava aperto tutto il giorno sino alle 18 circa, con una breve chiusura a mezzogiorno. La corrispondenza
veniva distribuita due volte al giorno: al mattino e al pomeriggio. A Conflenti
però c’era una terza distribuzione
straordinaria: alle cinque circa della sera. La gente, generalmente uomini e di tanto in
tanto qualche donna, si riuniva davanti all’ufficio delle Poste e attendeva
l’arrivo del “ postale”. Poi aspettava
pazientemente che il postino facesse la selezione della corrispondenza. Dopo circa
mezz’ora, Carru ‘u postieri apriva uno
sportello e tutti quelli in attesa, ordinatamente a uno a uno, gli passavano
davanti. Non c’era uno scambio di parole. Ci si guardava soltanto. Il motivo
per cui si era là era ben chiaro. Se c’era posta te la consegnava subito,
altrimenti il suo sguardo passava velocemente alla persona successiva. Un modo
evidente per invitarti ad andartene e farlo
continuare a lavorare.
Come mai tutto questo interesse per le lettere? Soprattutto
in un paese dove non tutti sapevano leggere e scrivere?
I motivi a mio parere erano due:
Il primo era che l’ufficio postale era diventato un punto di ritrovo. Ci si
ritrovava per parlare un po’; per
sentire qualche storia, per fare qualche pettegolezzo.
Il secondo era che molti emigranti preferivano utilizzare le
lettere per inviare denaro. Quindi la gente in attesa, più che essere
interessata alle notizie, pensava al contenuto. Qualche dollaro in più, in un
periodo di grave difficoltà economica, faceva certamente comodo.
Purtroppo, nel lungo percorso America – Conflenti, qualche
dollaro si perdeva per strada e quindi non tutti arrivavano a destinazione.
2 commenti:
Mio nonno..... PV
Caru Do Postiere
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