lunedì 28 novembre 2022

Alluvioni

 Quello ch'è  avvenuto a Ischia dovrebbe spingere l'amministrazione comunale a intervenire nel paese  per metterlo al sicuro, con diversi tipi di lavori, da alluvioni ed eventuali frane. 

Molto spesso, quando  piove,  il paese è sommerso dalle acque che, con furia inaudita, si riversano  nelle vie e causano gravi danni.

Un intervento immediato ci eviterebbe  di  dover piangere dei morti così com'è successo a  Ischia.

sabato 26 novembre 2022

Ricordando il passato.

 Conflenti - 26 novembre 2022

Ricordando il passato


Conflenti. Chiuso nella stretta corona dei monti di una estrema propaggine della Sila, il mio paese mi forniva una visuale troppo limitata perché lo sguardo potesse oltrepassare le vette e raggiungere l’infinito aldilà della siepe leopardiana. Mi sovrastava un cerchio di cielo, che di sera, riempiendosi di stelle, si congiungeva al divino come fosse la cupola di una cattedrale sostenuta dai pilastri delle cime montane. Di giorno, quel cerchio di cielo, sebbene apparisse isolato dalla distesa cosmica, me ne portava il respiro coinvolgendomi nei misteri di lontananze sconosciute.

Il monte che vedevo di fronte è il Reventino. Mi sottraeva il sole non molto dopo essersi allontanato dallo zenit, lasciando che le ombre incominciassero a preparare la discesa nel paese. Quello stesso monte diffusore di ombre preserali propagava nello stesso tempo un sentimento religioso. Erano la chiesetta della Querciuola eretta sul suo culmine, e la purezza incontaminata dei boschi che conservando il senso ancestrale del sacro lo collegano al divino. Il venerdì sera, all’ora del vespro, ci affacciavamo da finestre e balconi rivolgendo lo sguardo e l’anima alla Querciuola sul monte. Tenevamo una candela accesa in attesa che scendesse lo Spirito Santo. Non so quali preghiere bisbigliasse mia mamma, essendo sussurrate per non interrompere la religiosità del silenzio. Il silenzio. Anche la parola potente della preghiera si annulla davanti al silenzio.


Per me in quella fase d’età, come per le generazioni primordiali, il mondo era interamente divino, in particolare i territori sconosciuti aldilà delle montagne e le distese marine, dove il mio sguardo, varcando la linea di unione con il cielo, navigava fino a raggiungere gli spazi sconfinati del cosmo e, superando anche quel limes, mi introduceva nei giardini paradisiaci.

Trascorrevo tre stagioni tra i monti; l’estate al mare di Pizzo. Durante la lunga permanenza a Conflenti, a volte nelle giornate di primavera, andavo a scoprire l’altra faccia di quel cerchio di cielo all’interno delle acque fluviali scorrenti lungo le radici del Reventino. I rintocchi delle campane si espandevano inumidendosi nel vapore dell’aria, e l’eco li amplificava oltre l’alto orizzonte montano da dove li riportava sapidi di un altrove numinoso. Il cielo si duplicava: il cielo in alto; il cielo all’interno del fiume. Sporgendomi oltre il margine della sponda, m’illudevo di toccarlo, d’immergermi tra le sue nuvole; e invece, quello fuggiva scorrendo insieme alle acque e precipitando in profondità inaccessibili. Sui fondali del fiume, la continuità del cielo appariva interrotta, frantumato lo spazio infinito ed eterno. Ora il cielo, non più inalterabile e perenne, lo percepivo pari, per fragilità, agli esseri terreni che la morte può scindere in qualsiasi momento, strapparli dalle loro dimore, sottrarli agli affetti. Avevo già sperimentato la morte di persone care, e non mi confortava la corrispondenza tra il mistero del cielo e le esistenze terrene. Non mi rasserenava la scoperta delle fragilità comuni tra la natura e la vita umana; piuttosto, m’insinuava nell’animo una malinconia che soltanto in seguito avrei collegato alla perdita delle certezze in punti di riferimento metafisici.

Vittoria Butera (una pagina autobiografica)

venerdì 25 novembre 2022

Giornata contro la violenza.

In riferimento a questa giornata, vorrei ricordare che a Conflenti, nel secolo scorso, la violenza sulle donne, nell'interno delle case, era molto frequente. Tanti uomini per imporre le proprie ragioni e la propria autorità preferivano usare metodi violenti.

Le donne, prive di ogni sostentamento, erano costrette a subire; anche perché dall'esterno non veniva nessun  aiuto. Famiglia, parenti e compaesani preferivano ignorare e fare finta di non vedere e di non sentire. Pertanto nelle stesse donne subentrava la rassegnazione.  Ricordo ancora che, di tanto in tanto, nel paese avvenivano degli stupri di ragazze minorenni. Nessun aiuto a queste povere ragazze che,  senza colpa, venivano  disprezzate. I colpevoli continuavano la loro vita come se nulla fosse successo; anzi ci guadagnavano in prestigio.

lunedì 21 novembre 2022

sabato 19 novembre 2022

Maria Ciconte (Lisca)

 Era una donna venuta col marito da Soriano Calabro. Per lungo tempo la famiglia lavorò  a mezzadria nei terreni dei  Cimino a Serra d'Acino. Ebbe numerosi figli.


 

venerdì 18 novembre 2022

Il barile.




Il barile

“U varrile ”

“Realizzato, in varie misure, con bastoni di legno aderenti, sostenuti da quattro cerchi metallici, aveva la forma di una piccola botte. Pur essendo un manufatto ligneo, non lo costruiva il falegname ma l’artigiano specifico: u’ varilaru. La bocca sulla sommità era chiusa con un tappo di sughero, collegato con uno spago al corpo dell’utensile. I barili venivano riempiti nelle fontane sorgive. Stando nell’ umido, s’impegnavano del tanfo della muffa, perciò solitamente le famiglie ne utilizzavano l’acqua per cucinare e per la pulizia.

   La mancanza di acqua nelle abitazioni aveva generato una classe di lavoratrici apposite, le portatrici d’acqua, che rifornivano quotidianamente le famiglie benestanti. Il prezzo era concordato in relazione ai “viaggi dell’acqua”, ossia a quante volte là portatrice andava a riempire il barile. Essendo un utensile molto voluminoso e dovendolo trasportare senza alcun mezzo, le donne lo portavano sulla testa, che proteggevano con il cercine (‘a curùna o tùorcinu); erano veloci e abili ad avvolgere nella forma apposita di cerchio un vecchio strofinaccio. Le portatrici più abili e vigorose sostenevano il barile con una sola mano, in modo da ottimizzare il “viaggio “ portando un altro recipiente e migliorando la paga. La postura eretta, necessaria per mantenere il barile, conferiva alle portatrici giovani un’andatura che oggi definiremmo da indossatrice, in evidente contrasto con il loro abbigliamento umile.

   In casa il barile veniva poggiato su due assi all’interno di una nicchia ricavata ad una certa altezza dal muro, da dove attingere direttamente, oppure su una apposita struttura lignea. ( ‘u tienivarrile). Nello spazio sottostante stazionava un secchio per gli scoli: il rifornimento dell’acqua costava fatica e denaro, e neppure una goccia doveva essere sprecata.”

La magia degli oggetti 

Vittoria Butera

martedì 15 novembre 2022

mercoledì 2 novembre 2022

Il paese.

 Conosco il paese in lungo e in largo. Ne conosco gli odori  i sapori e i colori. Ne conosco le vie, le strade, le case. Potrei camminarci ad occhi chiusi e sapere sempre dove mi trovo. Ne avverto tutti i rumori: so quando il fiume è ingrossato e quando il torrente è in piena. Riconosco dai passi la gente. So chi parte di primo mattino e chi rientra tardi la sera. Distinguo le voci, il tossire, il fischiare. So tutto di tutti, anche i segreti più reconditi. E tutti sanno tutto di me perché tutti

 insieme formiamo il paese. Siamo tanti tasselli di un grande  mosaico.