La mancanza di lavoro ha costretto, a
malincuore, tantissima gente del Sud d'Italia a lasciare il paese.
Siamo andati di qua e di là per il mondo intero. “ riunni pe
stu munnu munnu”. Abbiamo chiuso le nostre case con la
speranza di ritornare un giorno per passarci la vecchiaia. Così poi
non è stato, per una serie di motivi: i figli, il lavoro, le
malattie ecc. Ciononostante queste case le abbiamo conservate
facendo di tanto in tanto la necessaria manutenzione. Ciò è
servito a dare lavoro ai pochi che sono rimasti. Ogni anno, una gran
parte di noi ritorna d'estate con enormi sacrifici, spendendo solo
per i trasferimenti un somma che consentirebbe di passare un lungo
periodo di vacanze in zone vicine a quelle di residenza. Veniamo,
spinti dalla nostalgia, e con la nostra presenza, oltre che vitalità,
diamo un notevole impulso all'economia dei paesi nativi.
Per tutto questo non ci aspettavamo e
non ci aspettiamo benemerenze particolari. Però credo che
meriteremmo più attenzione da parte delle istituzioni comunali. Non
è giusto che i comuni, con la loro cronica fame di soldi,
impongano una tassa, piccola o grande che sia, su case, in gran
parte, fatiscenti. Ridicola la quota maggiorata per la seconda
casa. Le nostre non sono certamente case di lusso utilizzabili per
la villeggiatura.
Che dire poi della tassa sulla
spazzatura. Paghiamo per tutto l'anno un servizio che utilizziamo
al massimo per un mese. Non sarebbe il caso di rivederla?
Insomma, per farla breve, siamo “
curnuti e mazziatti”. Dopo essere stati costretti ad emigrare, ci puniscono per essere emigrati.
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