mercoledì 17 aprile 2019

Quanto è triste Conflenti a primavera.

Sono ritornato al paese  in aprile  certo di ritrovare  i tepori, gli albori, i colori di un tempo. Sognavo il risveglio col pallido sole mattutino; le lunghe passeggiate verso  le colline; bere un caffé e conversare con i pochi amici che mi restano davanti al bar. Niente di tutto questo.  Cielo completamente coperto; panorama grigio. Mi sono ritrovato in pieno inverno: freddo, pioggia, grandine. Fortunatamente niente neve; m'hanno detto che c'era stata una settimana prima. Ho preso un'influenza che mi porto ancora dietro. Ho trovato le strade completamente deserte, le case quasi tutte chiuse, i castagneti, al di là del fiume, interamente spogli. Non un animale nelle vie. A dare segni di vita, uno o due passanti;  il solito Mario C. che vaga senza meta per  le vie del paese.  Franco, l'unico inquilino della via Soprana,  che ritorna a casa dopo aver fatto la spesa mattutina. Il camion della spazzatura che passa per ritirare una spazzatura  che non c'è. L'unica cosa positiva  è che ho ritrovato una vecchia amica piemontese che avevo perso di vista e che ho subito riconosciuto per lunga frequentazione: la nebbia. Durante i viaggi in macchina, m' è venuta incontro,  mi ha avvolto in un abbraccio e m'ha raccontato cha da un po' di tempo s'è trasferita da queste parti. Qui si sente  a suo agio e sale e scende sulle nostre colline, da Marignano a San Mazzeo, planando, di tanto in tanto, sulla pianura lametina. Per il momento non pensa di tornare a casa.
Com'è triste il paese a primavera!

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