Sono ritornato al paese in aprile certo di ritrovare i tepori, gli albori, i colori di un tempo. Sognavo il risveglio col pallido sole mattutino; le lunghe passeggiate verso le colline; bere un caffé e conversare con i pochi amici che mi restano davanti al bar. Niente di tutto questo. Cielo completamente coperto; panorama grigio. Mi sono ritrovato in pieno inverno: freddo, pioggia, grandine. Fortunatamente niente neve; m'hanno detto che c'era stata una settimana prima. Ho preso un'influenza che mi porto ancora dietro. Ho trovato le strade completamente deserte, le case quasi tutte chiuse, i castagneti, al di là del fiume, interamente spogli. Non un animale nelle vie. A dare segni di vita, uno o due passanti; il solito Mario C. che vaga senza meta per le vie del paese. Franco, l'unico inquilino della via Soprana, che ritorna a casa dopo aver fatto la spesa mattutina. Il camion della spazzatura che passa per ritirare una spazzatura che non c'è. L'unica cosa positiva è che ho ritrovato una vecchia amica piemontese che avevo perso di vista e che ho subito riconosciuto per lunga frequentazione: la nebbia. Durante i viaggi in macchina, m' è venuta incontro, mi ha avvolto in un abbraccio e m'ha raccontato cha da un po' di tempo s'è trasferita da queste parti. Qui si sente a suo agio e sale e scende sulle nostre colline, da Marignano a San Mazzeo, planando, di tanto in tanto, sulla pianura lametina. Per il momento non pensa di tornare a casa.
Com'è triste il paese a primavera!
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