venerdì 30 dicembre 2016

La sosta ad Ellis Island

Verso la fine del  XIX secolo  ebbe inizio la grande emigrazione verso gli Stati Uniti.  Da tutti i paesi d'Europa.  Dall'Irlanda, dalla Polonia, dalla Turchia, dalla Russia ecc.  e naturalmente anche  dall'Italia, prima da quella del Nord e poi dal Sud, dove il colera e la miseria seminavano migliaia di morti. Famiglie intere emigravano dalla Calabria; paesi interi si spopolavano; e tra questi anche Conflenti.
Napoli era uno dei porti da cui gli immigranti partivano per un viaggio senza ritorno. 


Per molti anni il porto d'arrivo di quest'esodo, senza precedenti nella storia dell'umanità fu, al termine d'un viaggio  effettuato in condizioni spaventose, un isolotto chiamato Ellis Island dove i servizi delll'Ufficio Federale d'Immigrazione avevano installato il loro centro d'accoglienza. Qui allo sbocco dell'Hudson, a poca distanza dalla statua della Libertà, furono riuniti tutti quelli che in seguito formarono la nazione americana.
Praticamente libera sino al 1875, l'entrata degli stranieri fu sottoposta progressivamente  a misure restrittive, elaborate e applicate a scala locale (autorità municipali e portuali), in seguito stabilite dalla Segreteria dell'immigrazione che dipendeva dal Governo Federale.
Aperto nel 1892 il centro d'accoglienza di Ellis Island segna la fine d'una emigrazione selvaggia e l'inizio d'una emigrazione ufficializzata, istituzionalizzata, e quasi industrializzata.
Dal 1892 al 1924 quasi sedici milioni di persone passano per Ellis Island; da  cinque a dieci mila al giorno. La maggior parte vi resta solo alcune ore; il due, tre per  cento saranno rimandati indietro.
In seguito le condizioni  d'ammissione furono sempre più strette;
Nel 1914 l'immigrazione diminuisce e dal 1924 le formalità d'immigrazione saranno affidate ai consolati americani in Europa e Ellis Island diventerà un centro di detenzione per immigrati irregolari.

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