mercoledì 10 luglio 2013

Il mio maestro

 Si ha l'abitudine di ricordare le persone  che hanno segnato, in qualche modo,  un'epoca quando non ci sono più.
   Io voglio, invece, ricordare una persona che è ancora in mezzo a noi e che ha formato intere generazioni sia scolasticamente che umanamente.
 Era ed è ancora "Il Maestro" per antonomasia.

Ogni genitore sperava che i propri  figli  " capitassero" con il maestro Ferlaino che, assieme a  Gabriele Politano, era l'insegnante più stimato e per le sue qualità didattiche e perché si diceva che avesse un carattere da "tedesco". Eppure questo carattere duro, in tutti gli anni che ho trascorso con lui (dalla terza elementare alla prima media) non l'ho mai riscontrato, almeno nell'ambito scolastico. Dal punto di vista didattico era più  avanti dei suoi tempi. La  multidisciplinarità,  era nel suo insegnamento, una prassi. Portava poi l'insegnamento sul piano del gioco.
 Ricordo che in quarta e quinta elementare ognuno di noi portava qualche lira che il maestro utilizzava per acquistare caramelle di liquirizia da una lira ciascuna. Quando il nostro tesoro raggiungeva una certa consistenza veniva sorteggiato uno di noi che doveva collocarsi dietro la lavagna, in modo che nessuno potesse dare suggerimenti,  e con una dotazione di 10 liquirizie cominciava a giocare ad una specie di " Lascia o Raddoppia" che aveva per argomento il programma svolto di tutte le materie scolastiche. Ognuno di noi sperava di essere sorteggiato  perché chi studiava poteva portarsi a casa anche 60 -70 liquirizie. Ha sempre avuto per i suoi alunni un attaccamento  particolare. Ricordo un episodio che è rimasto famoso: ai tempi della mia fanciullezza scolastica ogni tanto avevamo la mensa scolastica o sotto forma di pranzo normale o con la somministrazione di panini che ci portava la bidella "Pippina a Tadora". Una volta successe che i panini non erano freschi e probabilmente il peso non corrispondeva a quello stabilito. Il maestro affrontò un suo collega, responsabile del servizio, e gli espose le sue lamentele ( e non solo verbalmente!).
    Il suo insegnamento era basato su un nozionismo concettuale che  ti costringeva ad imparare la materie di studio. Riusciva così a far studiare anche chi non ne aveva grande voglia.
   Si è sempre professato agnostico, ma ricordo ancora oggi le sue lezioni di religione; trattava la materia meglio di tanti docenti che ai giorni nostri escono dalle scuole teologiche, con grande rispetto della Religione, dei suoi alunni e del suo lavoro.   Ritengo che professionisti di parecchie generazioni debbano dire grazie al " Maestro" per la riuscita negli studi e nella vita. Anche adesso  che se ne sta appartato come un vecchio lupo solitario, divenuto forse un po' misantropo, suscita dentro di me, e forse anche negli altri, lo stesso timore e lo stesso rispetto di un tempo.

                                                                                                           Pasquale Vescio

Il brano è tratto dal giornalino "Li Conflenti". N. 4 del 2002. pag. 22

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