Circa vent'anni fa, ho incontrato a Conflenti un emigrato che veniva dall'Argentina. Si chiamava Gaetano Volpe e all'epoca aveva una sessantina d'anni. Era partito dal paese quando aveva vent'anni e non era più ritornato. Grazie all'aiuto dell'associazione del Santuario era finalmente riuscito a tornare e a coronare il suo sogno. Era d'estate e il paese era pieno di gente. Dire che fosse felice è dire poco; era quasi impazzito dalla gioia. Correva di qua e di là per ritrovare i luoghi dell'infanzia e i compaesani se lo contendevano per averlo come ospite nelle loro case. Qualche volta l'ho visto anche ubriaco perché tutti facevano a gara per offrirgli da bere e lui, per non essere scortese, non rifiutava mai. Si dilettava a dipingere e certi suoi disegni dimostravano capacità ed abilità. L'ho incontrato più volte ed ho parlato con lui. Il suo attaccamento al paese era viscerale. Per tutto il tempo che restò evitò di visitare altri luoghi per godere intensamente e completamente del suo paese.
Un giorno mi disse che pur vivendo in Argentina il suo pensiero era sempre al paese. Specialmente di notte, diceva, chiudeva gli occhi e ripercorreva i vicoli del paese. Pur muovendosi sulle strade di un'altra nazione, le sue radici erano profondamente immerse nel territorio di Conflenti.
Questa composizione è ispirata da lui e da tutti quegli emigranti che, pur vivendo lontani, sentono così profondamente la nostalgia del paese.
Nostalgia
Di notte e di giorno
sono tanti i momenti
che torno a Conflenti.
Rivedo amici e parenti;
che m'hanno visto crescere e gioire
e qualche volta anche soffrire.
Scendo al fiume, bevo alla fontana,
ritorno a casa al suon della campana.
Parlo con la ragazza del mio cuore,
vedo il tramonto quando il giorno muore.
Sento il canto della vicina.
e quello del cestaio nella via.
Respiro odor di vino e di castagna,
e della terra fresca di campagna.
Mi diletto con me stesso
a parlare in dialetto.
E sono contento,
in ogni momento,
di essere e restare conflentese.
A. Coltellaro
Un giorno mi disse che pur vivendo in Argentina il suo pensiero era sempre al paese. Specialmente di notte, diceva, chiudeva gli occhi e ripercorreva i vicoli del paese. Pur muovendosi sulle strade di un'altra nazione, le sue radici erano profondamente immerse nel territorio di Conflenti.
Questa composizione è ispirata da lui e da tutti quegli emigranti che, pur vivendo lontani, sentono così profondamente la nostalgia del paese.
Di notte e di giorno
sono tanti i momenti
che torno a Conflenti.
Rivedo amici e parenti;
e vado alla ricerca delle mie sorgenti.
Ritrovo il passato,
mai dimenticato.
Percorro i luoghimai dimenticato.
che m'hanno visto crescere e gioire
e qualche volta anche soffrire.
Scendo al fiume, bevo alla fontana,
ritorno a casa al suon della campana.
Parlo con la ragazza del mio cuore,
vedo il tramonto quando il giorno muore.
Sento il canto della vicina.
e quello del cestaio nella via.
Respiro odor di vino e di castagna,
e della terra fresca di campagna.
Mi diletto con me stesso
a parlare in dialetto.
E sono contento,
in ogni momento,
di essere e restare conflentese.
A. Coltellaro
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