domenica 10 settembre 2017

mbruagliu a ra Cujjentara.

C'è una storia che ho sempre sentito raccontare a Conflenti, ma ho evitato di pubblicarla pensando che fosse una barzelletta inventata dalla fervida fantasia  dei miei compaesani. Quest'anno mi è stata riproposta da Sestino Folino,  figlio di Battista vittima del raggiro.   Eccola:

 " Mio padre aveva deciso di comprare un terreno, u stagliu, di circa 120 ettari dalle parti di Guglia, messo in vendita dal  proprietario,  M. R.. 
 I due s'incontrano e, stabiliti gli accordi necessari, qualche giorno dopo, si recano dal notaio Mastroianni  che, su consiglio del venditore stila il compromesso. Mio padre ha cieca fiducia nelle due persone; firma e paga la somma pattuita senza fare molta attenzione a quanto c'è scritto nel documento. Per lui la parola e la stretta di mano contano più di ogni cosa. Prende quindi possesso del terreno per cui ha versato l'intera somma stabilita. Poi, di tanto in tanto, si reca dal venditore invitandolo a  fissare un appuntamento  dal notaio per redigere l'atto definitivo.  Questi, invariabilmente gli risponde: 
"Pue vidimu!" 
 "E  vide oje, vide domani" il tempo passa  e la situazione resta sempre la stessa. Per cui mio padre, stanco di  questo continuo rimandare, perde la pazienza e  un giorno va da lui e con più decisione gli dice:
 "Dottò, iu 'un buogliu chiù aspettare; sta storia ha de finire. Quannu siti disponibile, fissamu na data e jamu d'u notaru a fare l'attu"
" Eh no! mo un puozzu !" 
" E pecchì  un potiti?" 
"Prima m'aiu e tagliare e castagne"
"Scusate. Quali castagne ?"
 " Cumu quali castagne? E mie! Chiddre d'u stagliu"
" Dottò,  me vuliti cugliunijare?  e castagne su' de mie. U sapiti ca me l'aju cumprate! Simu stati duve u notaru e v'aiu datu i sordi!"
" Certu, è beru? ma tu, Battì, l'hai lettu u compromessu? " Aspetta, ca, si t'u si' scordatu, t'u lieju n'atra vota. N'aju cà na copia."
Cerca in un cassetto e, preso un foglio, legge:
" Il sottoscritto... s'impegna a vendere a........ il sottosuolo sito ...."  
" Dotto', iu un d'aju studiatu.  Ma capisciu ca m'aviti vinnutu u stagliu."
"L'italianu un d'è roba pe tutti. A stu paise siti tutti na massa d'analfabeti!  Senteme! Sai chi vo dire sottosuolo?  Vo dire u terrenu senza l'arvuli.  Significa ca t'aju vinnutu a terra,  ma no u buoscu. L'arvuli sunu i mie e ne puozzu fare chiddru chi vuogliu. Prima fazzu u tagliu e pue facimu l'attu."
Mio padre confuso non rispose. Capì soltanto di essere stato imbrogliato. Uscì e si precipitò verso casa. Come una furia. Non rivolse la parola a nessuno. Aveva una sola idea in testa. Salì di corsa le scale e si recò  " a ru tavulatu" dove  prese tra le tegole una pistola che conservava lì da tempo, da quando aveva fatto il finanziere. Uscì e si diresse verso la casa del R. deciso a sparargli e a vendicarsi della truffa subita. Mia madre impaurita lo seguì, ma non riuscì a fermarlo. Per sua fortuna incontrò zio Ciccio che, nel vederlo così agitato,  gli chiese cosa  fosse successo.
" Vaju  a sparare a M. R." 
" E pecchì? Chi t'ha fattu?" 
" Chi m'ha fattu? mo t'u cuntu! !
E così mio padre gli raccontò la storia. Il  fratello dopo averlo ascoltato, lo calmò dicendogli: non ti preoccupare! aggiusto io le cose; ti do i soldi e compro io il terreno. E così fu. Naturalmente l'atto fu fatto dopo il taglio degli alberi.
Da quel giorno la diffidenza di mio padre verso la gente aumentò e si guardò bene di firmare qualsiasi documento prima di leggerlo.

1 commento:

Anonimo ha detto...

e si cca cce volia u cutiaddu mu scannava a mistru m r linglese dice azzola!