Una
volta i saloni dei barbieri non erano così confortevoli come lo sono
adesso. Era ridotto tutto all'essenziale. Niente poltrone girevoli,
abbassabili, musica soft; specchi da ogni lato. La poltrona o piuttosto
la sedia era sempre la stessa per adulti e bambini; alti e bassi. Lo
specchio, molto spesso ossidato, rifletteva male l'immagine del cliente.
Su una piccola mensola polverosa davanti allo specchio c'erano tutti
gli arnesi del mestiere: il pettine, il rasoio, e una ciotola
d'alluminio dove si metteva l'acqua calda da utilizzare per la barba,
sapone solido per fare la schiuma e il pennello. A lato una striscia di
cuoio dove si affilava il rasoio per la barba. La maggior parte dei
clienti erano adulti; i ragazzi ci andavano una o due volte all'anno. In
genere venivano tutti carusati; cioè gli si faceva un taglio
radicale dei capelli, per evitare che i pidocchi vi trovassero rifugio.
Gli adulti oltre che per i capelli vi si recavano anche per la barba.
Allora non circolavano lamette e i rasoi elettrici non erano stati
ancora inventati. Rarissimi erano coloro che si facevano crescere la
barba.
Tra gli uomini che avevano l'abitudine di farsi radere c'era un signore molto magro col viso tutto
incavato. Il barbiere incontrava difficoltà a rasarlo e ne inventava
sempre una per compiere senza problemi il suo lavoro. Qualche volta gli faceva trattenere il
respiro o, senza nessuna preoccupazione per l'igiene, gl'infilava un
dito in bocca premendo sotto la guancia. Una volta per poter avere
libere tutte e due le mani provò un nuovo esperimento: fece
bere al cliente dell'acqua raccomandandogli di non inghiottirla. Tutto
andò bene per la prima gota, ma quando passò alla seconda il barbiere continuò a
parlare e disse qualcosa che suscitò il riso del cliente. Il risultato
fu che questi aprì la bocca e spruzzò l'acqua sul viso del barbiere e
per poco, a causa del suo movimento improvviso non fu sfregiato.
3 commenti:
ntoni napolitano uffacia nissuna smurfia te facia i capiddi era varva ccu rispiattu e dignita si i picciriddi i patri cce facianu i capiddi e certe vote i fuarbici mancu tagliavanu e aru stessu tiampu te tiravanu i capiddi etu tavie stare citu sinno pigliavi ncunu scrozzettune aru cozziattu ontra na ricchia cchi beddizza ma ccucchine ta vue pigliare dopo tutto u lavuru era sensa pagamiantu ho si mericuardu bene avia mu vajiu are piacure a riventinu jiuarni passati ricuardi denavota.
se chiamava ntoni pulitanu.
grazie della correzzione .e bona festa e Santu Nicola .
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