Erano giudicate fate. Una strana categoria di fate che anziché adoperarsi nel bene si divertivano a creare inconvenienti d'ogni genere. Il loro tempo epifanico era la notte. Il luogo preferito i fiumi dove s'immergevano per lavarsi. Di giorno sostavano sotto l'ombra degli alberi, specialmente tra i noceti sulla vetta delle colline, e pur essendo le ore della quiete non risparmiavano agguati occasionali. ( da: La popolazione invisibile di Vittoria Butera pag. 60).
A Conflenti esisteva una famiglia con questo nome, ma è difficile stabilire una relazione con questo significato.
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