martedì 15 luglio 2025

Costumi di paese di Maria Coltellaro (1921- 2008) - La scuola di Annetta- 5 (seconda parte)

 La lezione.

La lezione era uguale per tutti; fondamentale era saper leggere, scrivere le proprie generalità, conoscere la tavola pitagorica e le quattro operazioni. Era già tanto  se si riusciva a tenerli in classe. Per suscitare il loro interesse bisognava farli parlare di sé, dei loro animali, dei loro lavori. Non conoscevano giochi. Era bravo chi correva di più o chi era più furbo. Qualche volta una nonna restava davanti la scuola  ad aspettare la nipotina. Allora io l'invitavo a entrare e lei si sedeva accanto al braciere e continuava a filare.

 Ai rintocchi della mezza che arrivavano dalla campana del paese i  ragazzi  sciamavano felici in diverse direzioni e io mi accingevo a preparare il pranzo per me  e mia sorella. Spesso però mangiavamo coi contadini: " Maestra, vieni a mangiare con noi! Era Pasquale il vecchio che  vigilava su di me. C'era anche Pasquale il nipote che spesso mi  accompagnava quando andavo in giro per le campagne o scendevo al paese. Emigrato poi, lui come tanti altri, in Australia. Quei ragazzi oggi sono uomini e donne fatti, alcuni diplomati o laureati.Ne incontro talvolta qualcuno che si fa riconoscere. Uno (Ciconte) voleva picchiarmi per  restituirmi le botte che aveva ricevuto. Naturalmente scherzava, ma metteva a nudo la crudele abitudine che avevano un tempo gli insegnanti; l'allievo sapeva che se non studiava, se non capiva non era il voto che doveva classificarlo, ma la punizione: in ginocchio sul mais, 20 bacchettate sulle mani, una tirata di orecchi che ti sembrava dovessero staccarsi. Eppure ancora dopo tanti anni, dopo una vita, tutti continuano a dire: il mio maestro, la mia maestra. Oggi la scuola ad Annetta non esiste più. I ragazzi vanno in paese, motorizzati. I vecchi si ricordano ancora e noi maestri

conserviamo ancora nella mente quella pagina meravigliosa e nel cuore i volti dei piccoli allievi.

ta

Costumi di paese di Maria Coltellaro (1921- 2008) - La scuola di Annetta- 5 (prima parte)

 Avevo 16 anni e mi ero appena diplomata quando, in seguito a domanda di supplenza in Provveditorato, mi fu assegnata verso i primi di novembre del 1937 la scuola rurale di Annetta, frazione di Conflenti a circa un'ora  di cammino a piedi  dal paese.  Dico " a piedi" perché allora le distanze si coprivano con questo solo mezzo e cioè " pedibus calcantibus et saepe pedibus nudis ".

Il primo giorno mi avviai con mia madre  e mia sorella che doveva restare con me a farmi compagnia e a seguire le lezioni a scuola (aveva solo otto anni).

La mamma portava le provviste per la settimana, parlava con le contadine del posto raccomandandomi  alle loro attenzioni. Poi se ne scendeva in paese col cuore gonfio e inorgoglita di avere una figlia maestra, la prima, per di più giovanissima, tra i signori maestri, amati e rispettati: donna Giorgetta, donna Nella, Umberto Caruso, Giovanni Butera, noto soprattutto per i "pizzuluni" che lasciavano i lividi per diversi giorni.

La scuola era in uno stanzone enorme dove, abitualmente, si teneva il raccolto. Adesso ospitava i bambini dai 6 agli 11 anni;  venivano  da Lisca, Chianu 'u Janni, Serra d'Acino, Valentune, Nucitu, Savucina ecc. I primi tempi venivano per lo più accompagnati da familiari, curiosi di conoscere la  maestra  e di farsi conoscere.

I maschi, più grandicelli, avevano già un'esperienza  lavorativa: pascolavano il bestiame e aiutavano i genitori nei piccoli lavori: raccogliere la legna, tagliarla, zappettare ecc. Arrivavano trafelati, dopo aver fatto di corsa i "tratturi" che conoscevano a memoria. Erano spavaldi, già uomini in miniatura rotti  alla fatica e abituati alla miseria.

Portavano i vestiti che erano stati del padre  o del fratello maggiore, mai lavati perché  si sarebbero sciupati per cui sopra la stoffa c'era come una patina impermeabile e sulla manica destra piccole stille mai del tutto asciugate.

Questa era la mia classe, cioè la mia pluriclasse dalla 1a alla 5a.



domenica 13 luglio 2025

Officina Zoè


 

Costumi di paese di Maria Coltellaro (1921- 2008) - Le vecchie - 4

 Le vecchie erano le persone più afflitte. 

Trascorrevano le lunghe, interminabili ore del giorno d'inverno accanto al fuoco a scaldarsi le ossa rose dal'artrite: d'estate cercavano il sole sullo scalino della porta.

Esse erano i contenitori della sapienza. Sapevano le storie vere e le leggende. Conoscevano del paese fatti e misfatti e di ogni persona tutto l'albero genealogico intessuto di bene e soprattutto di male.

Per la ragazzina che la spidocchiava la vecchia diventava un'epopea dove agivano spiriti e briganti, fattucchiere e folletti, guardie e ladri; e tesori... tanti tesori da scoprire.

E chi ne pagava lo scotto era il povero pidocchio.


sabato 12 luglio 2025

venerdì 11 luglio 2025


 

giovedì 10 luglio 2025

mercoledì 9 luglio 2025

Piccole piante.

 Amenta: menta

Acciu: sedano

Petrusinu: prezzemolo.

Vasilicoi: basilico.

Lauru: alloro.

Ariganu: origano.

lunedì 7 luglio 2025

ditti

 Va a finire a brodu 'e ciciari.

Non si conclude niente.

Costumi di paese di Maria Coltellaro (1921- 2008) - 3 - Spidocchiamento.

 D'estate, nelle ore calde, si cercava un po' di refrigerio nelle stradine aperte, negli incroci per godere del ponentino.

Erano ore di riposo, di chiacchiere, di piccoli lavori e di spidocchiamento. Era facile vedere una ragazza con la testa poggiata sulle ginocchia materne e la madre aprirle lentamente le ciocche e avventarsi sul parassita  stringendolo tra le dita e schiacciandolo poi con voluttà tra le unghie dei pollici.

Il lavoro continuava per ore  cercando di liberare i capelli di quei piccoli semini bianchi che la femmina vi aveva attecchito con tanta arte. Erano infatti  a uguale distanza, ma uno a destra e l'altro a sinistra. Si prendeva il filo di capello dall'alto e tenendolo stretto tra le unghie si scivolava sino in fondo, liberando al vento le uova che non avrebbero più generato.

 

domenica 6 luglio 2025