Nel paese si viveva come in famiglia. Si celebravano le feste radunandosi nelle case, suonando e ballando. Ogni occasione era buona per ritrovarsi a parte le ricorrenze speciali, quali l'uccisione del maiale, la mietitura, la raccolta delle castagne o delle patate. Un'occasione particolare era quando s'infornavano le castagne; s'invitavano i vicini e i parenti e tra risa e racconti piccanti si schiacciavano le bucce calde tra le dita e si brindava con un bicchiere di vino nuovo appena spillato. Erano momenti d'intensa euforia durante i quali i diverbi passati non contavano più, anzi si facevano progetti per l'avvenire e i giovani si scambiavano occhiate eloquenti sotto lo sguardo complice dei genitori.Il giorno dopo si litigava per l'acqua del fiume che il vicino deviava più del convenuto nel suo terreno.
L'acqua era tutta lì, nel fiume "Cavineddre". Da lì, serpeggiando e chiusa in canali, andava nei vari terrazzi delle proprietà private. Le amiche di ieri, oggi avevano parole dure, invettive feroci e urli leonini l'una contro l'altra se non si osservava l'orario convenuto.
Nessuna portava l'orologio, ma sapeva leggere nel sole o nel cielo o nell'ombra l'ora che le toccava.
Nel fiume le donne andavano a lavare i panni; d'estate ogni otto o quindici giorni; d'inverno una volta al mese o a fine stagione; perché d'estate il cambio di biancheria avveniva una volta alla settimana; d'inverno le coperte di lana (le mante), o quelle di stracci (fringi) vi restavano per tutta la stagione. (continua)
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