Si chiamava Putina.
Era piccola, con la testa piatta, gli occhi verdi, fosferiscenti, le narici dilatate, le mani svelte, mobilissime. Portava i capelli divisi a bande e raccolti dietro. a crocchia; vestiva il costume del paese, con la striscia della camicia bianca che fuoriusciva sotto il panno rosso; la gonnella con la coda e un corpetto che la distingueva dalla altre donne. L'età era indefinita: né giovane, né vecchia. Viveva da sola, ma non era mai in casa. Usciva al mattino, tirandosi indietro la porta, con sul capo un piccolo cesto di quelli che facevano gli artigiani del paese. Cosa ci fosse dentro, nessuno mai riuscì a vederlo, ma tutti asserivano che c'erano gli strumenti delle sue magarie: un osso di morto, erbe selvatiche, tra cui l'ortica, dieci peli della coda di un gatto, uno scarafaggio rinsecchito, una fialetta d'olio santo, una boccetta d'acqua benedetta, un abitino rosso, una piccola croce, un tozzo di pane duro e un ferro lungo e appuntito che al bisogno veniva arroventato per pungere e bruciare il povero paziente.
Usciva al mattino, faceva un giro per il paese evitando la gente che, a sua volta, la evitava per paura di soccombere ai suoi incantesimi. Poi spariva, si dileguava nel nulla. Solo la sera, quando ormai le prime ombre scendevano sul paesaggio, ma sempre dopo il suono dell'Ave, quasi quei tocchi le facessero paura e le presagivano ciò che sarebbe accaduto. Si sentiva girare la chiave stridendo nella serratura e subito dopo i vicini pronti a spiare udivano voci rauche e rumori strani nella sua abitazio. Le mamme richiamavano i bambini: presto, rientrate, è tornata Putina.
Vicino a Putina abitava Filetta. Era una donnina piccola piccola, minuta, ultra novantenne, quasi cieca e mezzo paralitica. Lei era la beneamata di tutti, quasi un portafortuna. Spesso sentiva strane voci che capiva perfettamente e individuava la persona da cui provenivano. Erano i suoi morti che le parlavano e le presagivano ciò che sarebbe accaduto.Era conosciuta per questi suoi poteri medianici e spesso si ricorreva a lei per interpretare un sogno o parlare con un morto. La sua casa era luogo di ritrovo. Una volta accadde che i morti non le vollero parlare perché erano presenti delle peccatrici.
Ma a lei interessava togliere i poteri alla magara. Riunì il suo clan, fece i soliti segni invocando il padre, il figlio e lo Spirito Santo e attese una risposta alle sue richieste. Passarono 20-30 lunghissimi secondi, poi la casa cominciò a tremare, gli oggetti volarono per l'aria sbattendosi l'un l'altro e frantumandosi a terra. A terra si trovarono anche le pie, donne doloranti e atterrite.
L'indomani Filetta bussò alla porta: - aprimi , Filetta, mi manda tuo marito per dirti che presto verrà a prenderti per portarti con lui.Ma tu non chiamarlo più.
Otto giorni dopo Filetta non riuscì ad alzarsi: stava male. Ma, strano, i suoi occhi vedevano bene come un tempo. La stanza era piena di luci e di gente, la sua gente. Li chiamò tutti a uno a uno, poi chiuse gli occhi e si addormentò per sempre. E lei, la magara? Glielo avevo detto di non parlare con i morti! andava dicendo. Sembrava a tutti che lei fosse la buona e Felletta la cattiva. Ma non fu così. La povera Putina fu colpevole di quanto accadeva in giro. Bastava che entrasse in casa di qualcuno e subito la sventura si abbatteva su qualche familiare. Le sue magarie portavano solo male; venivano ordinate o con esse si vendicava delle persone che odiava.
Quando morì la trovarono nuda, per terra; gli abiti penzolavano dalla finestra. Il prete non volle benedirla e fu portata al cimitero di notte.
Maria Coltellaro (1921-2008)













































