venerdì 25 aprile 2014

Partigiani calabresi

 

 partigiani meridionali in Piemonte

Archivio Partigiani Lametini

 

Vinicio Cortese
Nicastro (CZ) 20.01.1921
Studente universitario nella Facoltà di Giurisprudenza di Napoli e vicino alla Laurea viene richiamato alle armi nel 1941. Entrato nella Scuola ufficiali di Rieti, nel marzo 1942 ne uscì con il grado di sottotenente e fu assegnato al 29° Reggimento di fanteria “Assietta”. Nel luglio 1943 passò al X Reggimento arditi e fu inviato in Sicilia alla 120a compagnia del 2° Reggimento al comando del reparto sabotatori. Catturato dai nazisti, dopo l’otto settembre, evade nella valle dello Stura, in Piemonte. Ripreso ed inquadrato nell’esercito della RSI evade nuovamente e, raggiunto il Monferrato dove si stavano costituendo le prime bande partigiane, vi aderisce. Entrato nella VII Brigata della Divisione Matteotti “Italo Rossi” comandata da Tom (Antonio Olearo) uno dei più prestigiosi uomini della resistenza. Distintosi in diverse azioni di sabotaggio viene nominato Commissario di Battaglione. La “Banda Tom”, in conseguenza delle brillanti azioni portate avanti per mesi, era diventata obiettivo dei nazifascisti. Per ostacolare il movimento delle truppe nazifasciste motorizzate il comando della banda decise di far brillare alcuni ponti stradali del Monferrato. Vinicio Cortese si offrì volontario assieme al partigiano genovese Rolando Berluti. Nell’azione furono scoperti dai nazifascisti che circondarono il ponte. Nel conflitto a fuoco Vinicio cercò di salvare il suo compagno. Uscì dal riparo sotto il ponte e scaricò, sotto il fuoco dei mitra, la sua pistola contro i tedeschi, esaurite le munizioni scagliò la sua pistola contro il nemico cadendo colpito a morte. Anche il compagno, percorsi pochi metri, cadde crivellato di colpi. Medaglia d’oro al V.M. Motivazione: «Intrepido e valoroso partigiano, due volte catturato dai tedeschi, due volte evaso, si offriva sempre volontario per le più audaci gesta. Primo fra i primi in ogni ardimento, anelante sempre a maggiori audacie, richiedeva per sé il supremo rischio di far saltare il ponte di Ozzano. Mentre si accingeva all’epica impresa veniva sorpreso da una forte pattuglia tedesca e, disdegnando la fuga, uno contro quaranta, li affrontava con leonino slancio. Scaricata, fino all’ultimo colpo, la sua pistola, in un supremo gesto di sfida scagliava la sua arma contro il nemico e gridando “Viva l’Italia” cadeva fulminato da una raffica di mitra al petto. Fulgida figura di eroico partigiano, superbo simbolo dell’antico valore». Ozzano Monferrato, 26.08.1944.
Brano tratto da: I partigiani calabresi nell’Appennino Ligure-Piemontese (Rocco Lentini e Nuccia Guerrisi) a cura dell’Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea Rubbettino editore (1996)
Domenico Antonio Petruzza
Nato a Nicastro il 2 gennaio 1922, fece il corso per sottufficiale dei Carabinieri reali a Firenze e, appena promosso, fu mandato in Croazia, poi in Francia, poi in Valle d’Aosta. Scriveva ad amici di Nicastro che era disgustato, stufo di prestare servizio e che desiderava vivamente liberarsene. Sorti i gruppi partigiani, egli usciva dalla Caserma quasi quotidianamente portando con se le armi che poteva e rientrava senza di esse. Si seppe poi che le armi finivano nelle mani degli insorti. Uguale fine facevano le armi che a lui venivano consegnate dalla 11a brigata Garibaldi che operava a Venaria Reale, che dista circa 11 chilometri da Torino, dove era incaricato del rifornimento viveri. Nella notte del 24 agosto del 1944 incappò in un posto di blocco nazista. Posto sul cofano dell’autovettura, egli si mise a sparare precipitosamente a destra e a manca fino a quando una pallottola di mitra nazista non lo raggiunse alla colonna vertebrale. Pur così gravemente ferito, per non essere catturato, volse il mitra contro sé stesso e si uccise. I nazisti, facendo scempio di ogni sentimento umano, portarono in giro il suo cadavere per terrorizzare la popolazione.
Non possediamo la motivazione ufficiale, e riteniamo per giusto riportare la versione offerta dalla sezione dell’ANPI di Nicastro con la lettera inviata al Sindaco del Comune in data 5 maggio 1953: “Oggetto: Lapide Partigiano Petruzza Domenico. Questa associazione si pregia comunicarle che, aderendo alla iniziativa di un Comitato sorto per le onoranze al Partigiano caduto Petruzza Domenico, questa Sezione si propone di scoprire una lapide al detto Partigiano il giorno 10 c.m. Il partigiano Petruzza Domenico, vicebrigadiere dei Carabinieri, come comandante di un distaccamento dell’11a brigata Garibaldi operante a Venaria Reale, condusse a termine una serie di azioni di guerra con rara abnegazione e coraggio fino a quando, catturato in data 25/8/1945 mentre compiva una azione importante nelle sue zone ove erano dislocati i comandi nazisti e fascisti, fu vilmente assassinato e morì cantando gli inni della libertà. Pertanto, chiediamo che si conceda il muro a destra della lapide di Vinicio Cortese per la posa in marmo commemorativo e La invitiamo a partecipare alla manifestazione del 10. Distinti saluti. Per la Segreteria f.to Timpone Pasquale”.
Brano tratto da: Partigiani di Calabria – Enzo Misefari Luigi Pellegrini Editore – Cosenza (1988)
Emilio La Scala
C’è un terzo lametino, scomparso il 15 maggio del 1995, che diede un grande contributo alla lotta per la libertà. Si tratta dell’avvocato Emilio La Scala, che ricevette incarichi speciali dal Comitato di liberazione nazionale (CLN). Fu, infatti, commissario politico della Brigata “Artom” di Giustizia e Libertà, nel Comasco, e divenne anche presidente del Tribunale che doveva giudicare i fascisti e quei partigiani accusati di alcuni reati. Catturato dai tedeschi e dai fascisti, perché ritenuto erroneamente responsabile della sentenza di morte nei confronti di un federale fascista, stava per essere fucilato. Si salvò per l’intervento del Prefetto di Como e venne rinchiuso nelle locali carceri dalle quali riuscì ad evadere e ricollegarsi alla sua brigata la quale, unitamente alla 52ma Brigata Garibaldi, partecipò alla cattura di Mussolini. Fu incaricato di inventariare il materiale contenuto nella “borsa del Duce”: tutta corrispondenza con il governo Svizzero per l’espatrio, un memoriale indirizzato a Umberto di Savoia e altri documenti. Dopo la Liberazione venne nominato responsabile dell’ufficio legale del comando partigiano; capo dell’ufficio prigionieri di guerra; capo della commissione di epurazione militare; presidente del CLN di una zona del Comasco. Su proposta dell’allora presidente del Consiglio, Ferruccio Parri, fece anche parte, in rappresentanza dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia), di una commissione consultiva del Governo per la riorganizzazione della polizia e l’immissione in essa di ex partigiani. Per la sua militanza nelle forze partigiane fu decorato della Croce di Guerra.
Caparello Francesco
Lamezia Terme (CZ) 13.12.1918
C.do 43a Div. De Vitis (01.10.1943) Commissario di battaglione
Commissario di brigata [Graduato o militare semplice] (Partigiano)
Cerra Antonio
Lamezia Terme (CZ) 01.01.1921
19a Brg. (10.06.1944) Partigiano)
Cittadino Vincenzo
Curcio Giuseppe
Di Moro Luigi
Filocamo Giuseppe
Fusto Ferdinando
Garzente Angelo
Lamezia Terme (CZ) 27.02.1898
11a Brg. 11a Div. Garibaldi (01.10.1944) (Partigiano)
Grandinetti Giuseppe
Guarino Francesco
La Chimia Giovanni
La Chimia Salvatore
Maradia Nicola
Palaia Luigi
Lamezia Terme (CZ) 14.06.1908
C.do Div. Bruno Buozzi (01.02.1944) (Partigiano)
Renda Salvatore
Torcasio Domenico
Lamezia Terme (CZ) 13.04.1921
1a Div. G.L. (27.08.1944) (Partigiano)

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