martedì 5 febbraio 2013

7 febbraio

Madonna 'u ritu - interno della chiesa
Nel  febbraio del 1783 ci furono in Calabria e Sicilia diverse scosse di terremoto che provocarono gravi danni e moltissime vittime. Le scosse più forti avvennero il 2 e il 7. A  Conflenti non ci furono danni rilevanti, ma molta paura.  I conflentesi,  appena seppero ciò che era avvenuto nel resto della regione, pensarono di essere stati miracolati dalla Madonna e per questo decisero, in ringraziamento,  di far svolgere il 7 febbraio di ogni anno una processione  della statua della Madonna e di digiunare pane e acqua.
Di questa decisione esiste un atto notarile   conservato nell'Archivio di Stato di Lamezia Terme, ritrovato dallo storico conflentese Vincenzo Villella.
Ecco ciò che scrive a proposito:

" l'atto notarile è stato rogato in data 29 aprile 1783 ( due mesi circa dopo il terremoto) dal notaio Pasquale Paola di Conflenti  Soprani. poiché è scritto nel linguaggio notarile  del tempo, con espressioni  oggi non facili da comprendere, lo traduciamo nella lingua di oggi sintetizzando  le parti  che più ci interessano.
...
Promotori  ufficiali  e legali dell'iniziativa furono due: il sindaco di Conflenti Soprani  Don Nicola de Carusi e il notaio  Don Rosario Paola che era il Procuratore della venerabile Congregazione laicale ddi S. Maria di Loreto.
Il sindaco agiva in virtù di istanza formale avanzata dai cittadini e prendeva impegno anche a nome dei sindaci futuri.
  il notaio agiva sia a nome personale che a nome della chiesa di Loreto e dei  successivi procuratori della Congrega.
Il sindaco, davanti al notaio asseriva che anche a Conflenti c'era stato il gran flagello del terremoto: una prima scossa il 5 febbraio e una seconda ancora più forte il 7. Aggiungeva che in paese non c'erano stati molti danni e nemmeno vittime, mentre avevano avuto notizie che nei paesi vicini erano rimaste sotto le pietre oltre trentamila persone.
Proseguiva la sua testimonianza dicendo che a Conflenti in quei giorno si trovavano tre Padri Missionari provenienti dal ritiro di Mesoraca con a capo don Nicola La Marina. per paura delle scosse i monaci , anziché in chiesa, celebravano le sacre funzioni all'aperto nel giardino  di mastro Giovanni Villella che era il procuratore della chiesa di S. Nicola.
Il giorno 7 febbraio portarono in processione nel suddetto giardino la statua della  Madonna delle Grazie di Conflenti Sottani  e quelle di  S. Nicola (Patrono di Conflenti Soprani) e della Madonna di Loreto.
Il sindaco spiegava poi perché vi avessero portato anche la statua della Madonna di Loreto. Diceva che il giorno 7 febbraio verso le ore venti circa,  nel momento in cui buona parte del popolo era dentro la chiesa a pregare perché la Madonna  liberasse il paese dal terremoto, ecco che miracolosamente ad un tratto si svelò il velo che era davanti all'immagine. Colpiti dall'evento i missionari decisero di prelevare la statua e di portarla in processione nel giardino di  mastro Giovanni Villella.
A questo punto, per atto doveroso di ringraziamento alla Madonna per la grazia fatta, il missionario Padre Don Nicolò La Marina propose a tutto il popolo dei due Conflenti ivi radunato di ricambiare la grazia ricevuta dalla Madonna, istituendo per il 7 febbraio di ogni anno una festa  con processione attraverso le vie di entrambi i paesi.
La proposta fu accettata e anzi fu fatto voto singolo e collettivo che ognuno, nello stesso giorno del 7 febbraio di ogni anno, si confessasse, si comunicasse e digiunasse a pane e acqua.
Venivano poi fissate dettagliatamente le modalità dello svolgimento della festa. Si stabiliva che quando il 7 febbraio cadeva in giorno festivo, tre sere prima doveva farsi nella chiesa di Loreto l'esposizione del SS. Sacramento e il quarto giorno (cioè il festivo) la processione. Se, invece, il 7 febbraio cadeva in giorno feriale, ci si doveva regolare nella mniera seguente:  a partire dal 7 febbraio si esponeva il SS. Sacramento per 3-4-5 giorni e il primo giorno festivo si faceva la processione.

Per quanto riguardava il digiuno cosiddetto semplice, si ristabiliva che esso doveva farsi in pane ed acqua nel giorno 7 febbraio. Invece per il digiuno correlato alla confessione si doveva cominciare dal 7 febbraio fino al giorno della festa.
...
Infine sia il sindaco  che il notaio, per quanto concernente le loro dirette responsabilità, si impegnavano a nome loro e dei loro successori sindaci e procuratori a dare esecuzione a quanto stabilito sotto la pena di 50 ducati ciascuno per chi contravveniva. Di questi 50 ducati (da pagarsi irremissibilmente)  metà si applicavano al Regio Albergo della città di Napoli e metà alla camera baronale.
L'atto notarile veniva sottoscritto in qualità di testimoni, dal regio giudice a contratto Pasquale antoni Vescia, dal reverendo Don Antonio Paola, dal reverendo Don Antonio Caruso, da mastro Antonio Marotta, da Francesco Caruso e da Nicola Paola di Giuseppe.
Come si vede, abbiamo la certificazione che inizialmente la festa e la processione del 7 febbraio riguardavano la  Madonna di Loreto  per il miracolo fatto il 7 febbraio.... "
 Articolo pubblicato in Storicittà del marzo 2011- pgg. 100-101-102

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