lunedì 22 marzo 2010

Panedigrano

Nicola Gualtieri detto Panedigrano (1753 -1828)  fu un brigante conflentese autore almeno di dieci omicidi e quindici rapine, oltre a numerosi episodi d' inaudita violenza.
La sua conoscenza è dovuta al fatto che, dopo essere stato liberato dal carcere di Messina dove scontava le sue pene, guidò, nel 1799, una banda  di ex- criminali, al servizio del  cardinale Ruffo,  per la riconquista del Regno di Napoli e quindi per  la restaurazione della monarchia borbonica.



Scrive di lui Vincenzo Villella    
(Vincenzo Villella: I  Briganti del Reventino, Calabria Letteraria 2006) :
" Era nato a Conflenti, al rione Timpone nella  casupola di pietra e di creta dei Gualtieri. Poche camere per una famiglia numerosa e per gli animali domestici. Tutti i componenti lavoravano alle dipendenze del proprietario terriero Don Francesco Calabria che aveva il suo palazzotto... nel luogo detto il  Piro,...
I Gualtieri curavano una porzione delle immense proprietà e delle greggi dei Calabria,  ...
 Nicola era  il figlio maggiore e, come gli altri fratelli, faceva il guardiano di porci. Era però un tipo insofferente della schiavitù e rispondeva in malo modo ai padroni.... Ben presto  abbandonò i porcili e ...imparò il mestiere di "sartore"...
Un individuo, imparentato con i suoi ex-padroni, attentò all'onore della sorella e allora scattò immediatamente  in lui la molla della vendetta. Dopo aver assassinato il disonesto "signorino", giurò odio eterno ai "galantuomini" che a Conflenti venivano chiamati gamboni...
Per sfuggire alla giustizia, si diede alla macchia e prese a scorrazzare per le campagne del Reventino, seminando il terrore e rendendosi autore di diversi omicidi e di innumerevoli rapine... Si aggregarono a lui ben presto molti altri ribaldi, vagabondi e delinquenti d'ogni risma.
Dopo un paio d'anni, venne catturato e rinchiuso in un primo tempo nelle carceri di Catanzaro e poi in quelle di Cosenza da dove riuscì ad evadere. Continuò per qualche tempo a vivere nella macchia..... Ma quando il re di Napoli Ferdinando IV, ... nel 1798 inviò un esercito per liberare Roma ...e promise l'indulto..., Panedigrano decise di trarne profitto.... Combatté valorosamente e...ottenne subito il grado di sergente (dicembre 1798)
(nel 1799) prese corpo il progetto  della Marcia della Santa Fede, ideato dal Ruffo...Panedigrano ... con la sua numerosa banda, ...riportava sotto gli stendardi borbonici i vari paesi che attraversava lungo il percorso per recarsi a Cosenza....Egli  conquistò Falerna, Nocera, Fiumefreddo... Nella marcia verso la capitale non si incontrarono ostacoli."
Infine  anche Napoli capitolò  grazie anche all'intervento decisivo di Panedigrano. 


"Lo ritroviamo a Sorrento. L’esercito del Cardinale aveva continuato nella sua marcia trionfale, già in vista di Napoli dalla sommità di Monte Sant’Angelo; Sciarpa  (ndr. altro ex-bandito) Pane di Grano aveva­no ricevuto l’ordine di venire a battaglia il tredici giugno con l’esercito di Schipani.
Sciarpa dalla parte di Torre Annunziata, Pane di Grano lun­go la via del Vesuvio, il Cardinale con il resto dell’esercizio dovevano assalire i repubblicani di fronte, dal lato della Favori­ta, in modo da prenderli così tra due fuochi.
Sciarpa non si trovò al convegno; ma Pane di Grano vi giun­se e la sua presenza produsse la diserzione di due artiglieri, che passarono a lui con due cannoni, che furono subito messi in bat­teria e fecero fuoco contro i repubblicani. Pane di Grano ebbe, quindi, parte importante nel successo di quella giornata, che fece rovinare le ultime speranze dei patrioti.
Giunse la sera a Napoli, inseguendo gli avanzi di quell’eser­cito con i suoi mille uomini e molti altri di cui si era ingrossato al Ponte della Maddalena, e fu incaricato, riconoscendogli il Cardinale un’attività ed una solerzia poco comuni, di occupare la sera stessa la città con i suoi uomini, perché durante la notte i repubblicani non riprendessero animo; tenendo in modo specia­le la posizione della Madonna di Sette Dolori, di S. Lucia al Monte e di S. Nicola a Nilo, posizioni fuori del tiro dei cannoni di Sant’Elmo, e dalle quali poteva impedire ogni tentativo dei repubblicani sulla città. 

Il comandante Pane di Grano eseguì tutti questi ordini con pie­na soddisfazione del Cardinale."
(Brigantaggio di  Manhès Mac Farlan   Capone editore 2005 )
Dopo la presa di Napoli Pane di Grano ritornò in Calabria e morì fra il 1828 e il 1829.
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